Indice articolo
- 1 Il dominio UNIX
- 2 Le prime pretese e limitazioni
- 3 Il progetto GNU e la Free Software Foundation
- 4 GPL e copyleft
- 5 LGPL e licenze non copyleft
- 6 Avvio del progetto GNU
- 7 Cosa è un sistema operativo
- 8 Il progetto GNU nel 1990
- 9 Mi chiamo Linus Torvalds
- 10 GNU/Linux: un sistema operativo completo
- 11 Il world wide web e il server Apache
- 12 Dal movimento free software al movimento open-source
- 13 Le differenze nei due approcci
- 14 L'open-source guadagna spazio
- 15 Gli ambienti desktop: KDE e Gnome
- 16 Linux User Groups e Linux Day
- 17 GIT, la Linux Foundation e Ubuntu
- 18 Linux oggi. E domani?
- 19 Le mie fonti
Da Unix al software libero con il progetto GNU di Stallman e la licenza GPL. Poi la nascita del kernel Linux e l'iniziativa open-source. Per esigenze didattiche o informative un po' di chiarezza su termini e concetti spesso fraintesi.
Non è facile decidere da dove partire per spiegare la nascita di Linux o i concetti di free software e open-source che sono spesso confusi e ritenuti, erroneamente, equivalenti. Non credo si possa partire da quel 25 agosto 1991 in cui il ventunenne studente universitario Linus Torvalds avrebbe partecipato, più o meno consapevolmente, ad un rivoluzione informatica.
Perché Linux deve sicuramente moltissimo al progetto GNU il cui padre spirituale è Richard Stallman, ricercatore dell'MIT di Boston dall'inizio degli anni '70 del secolo scorso. Ma per spiegare le novità introdotte da Stallman, è necessario fare riferimento alla situazione che ha incoraggiato i cambiamenti.
Il dominio UNIX
Nel 1969, grazie ad un progetto portato avanti nei Bell Labs, centri di ricerca sperimentale della compagnia telefonica americana AT&T, era nato il sistema operativo UNIX. Il primo a prevedere l’accesso di più utenti allo stesso computer.
Fino ad allora, era normale che molteplici studiosi condividessero, a tempo, le risorse del medesimo costosissimo computer negli ambienti scientifici universitari. L’introduzione della differenziazione degli utenti, semplificò collaborazioni e condivisioni di dati e progetti, ma consentiva di rendere private altre informazioni.
Nel 1971 il giovane Richard Stallman viene assunto dall'MIT di Boston per unirsi ad un gruppo di programmatori che studiano intelligenza artificiale. Fino ad allora regnava la libertà tra i programmatori di scambiarsi codice per costruire strumenti.
"Chiunque - dice Stallman - doveva essere in grado di usare un computer come voleva, sapendo che chi lo aveva usato il giorno prima non doveva avere il modo di controllare ciò che tu ci facevi oggi "(fonte).
Dal 1975 Unix conobbe una diffusione senza precedenti. Riscritto con il nuovo linguaggio C, il sistema operativo diventava facilmente adattabile anche a computer con caratteristiche differenti: portabile come si usa dire.
Unix, all'inizio non era un sistema operativo tecnicamente né libero né gratuito. I Bell Labs distribuivano a università e centri di ricerca scientifica copie di Unix al solo costo della spedizione. Gli studenti vi prendevano dimestichezza e si ritrovavano a fine studi nel mercato del lavoro con grande competenza. E questo aspetto favorì ulteriormente il diffondersi di Unix in ambito aziendale.
Al centro di ricerca informatica (il CSRG) dell’università di Berkeley in California, furono apportate così tante ed importanti modifiche al sistema operativo UNIX che ne venne fuori una differente versione chiamata Berkeley UNIX o Berkeley Software Distribution (BSD). E fu prevista una apposita licenza di distribuzione: la prima licenza BSD appunto. Libertà totale purché si citasse l'autore originale in caso di modifiche o redistribuzione.
Da cui si sviluppò un ramo di nuove c.d. distribuzioni tra cui tutte quelle identificate dall'acronimo BSD come FreeBSD ma anche altre come DarwinOS, che ha ispirato MacOS.
Le prime pretese e limitazioni
Nel 1976, un giovane rampante della Silicon Valley, in una lettera aperta ad una rivista di appassionati di informatica, critica la diffusione piratesca dei programmi perché, a suo dire, ciò comporta lo sviluppo di software approssimativo e scadente.
"Tutti voi usate Basic - dice - ma nessuno compra le licenze, e questo non è che un furto. Eppure l’hardware non può essere rubato. A chi importa se non viene pagato chi lo ha realizzato?
Chi può permettersi di svolgere gratuitamente un lavoro tanto qualificato o impiegare anni a realizzare un programma, ricercare e risolvere bug, fornire documentazione per poi distribuirlo gratuitamente?" Firmato Bill Gates, socio accomandatario Micro-Soft.
Quando nel 1977 furono introdotte le prime password di accesso ai computer dell’MIT, Stallman, con un gesto sovversivo, le decifra e scrive a ciascun utente: “Ho scoperto che la tua password è questa. Che ne dici di semplificarci tutti la vita, migliorare l’accesso alle informazioni su ciò che facciamo, impostando solo Invio come password?”
Pare che circa un quinto degli utenti diedero retta a Stallman e impostarono una password vuota (fonte). Il messaggio mirava anche a dimostrare l’inaffidabilità dei sistemi di protezione informatica.
Nel ricco mercato di metà anni 70, aziende produttrici di hardware offrivano soluzioni basate su versioni del sistema operativo Unix modificate per questo o quel tipo di computer. Si affacciavano le prime pretese di proprietà intellettuale sul software e l’imposizione di condizioni di licenza.
Via via che Unix viene distribuito in questo modo, ne sorgono però tante versioni differenti, il codice sorgente non viene più reso disponibile e portabilità e universalità cominciano a venire meno.
Il progetto GNU e la Free Software Foundation
Stallman si oppone fermamente all'idea di una protezione della proprietà intellettuale relativa al software.
"A inizio anni 80, per avere un PC all'avanguardia, dovevi procurarti un sistema operativo proprietario. Ma gli sviluppatori non condividevano il codice e cercavano di controllare gli utenti, dominarli, contenerli, dicendo se vuoi usarlo devi accettare di non condividerlo con nessun altro. Ma io sentivo che era sbagliato".
Stallman comincia a maturare l’idea di dare una forma alla sua ribellione e, nel 1984 abbandona l’impiego all'MIT e avvia un progetto per riscrivere da capo, in forma aperta e ridistribuibile, tutte le componenti del sistema operativo Unix.
Chiama il suo progetto GNU, fornendone una definizione ricorsiva, concetto di programmazione come una specie di loop logico. GNU sta per GNU‘s not Unix.
Nel 1985 Stallman fonda una associazione no profit, la Free Software Foundation creando le fondamenta legali, filosofiche e tecnologiche del suo Movimento per il Software Libero. Molti programmatori cominciano ad unirsi a lui.
La definizione di free software però non lo aiuta a causa della ambiguità del significato che può assumere in inglese: di gratuito oltre che libero. Ecco perché Stallman chiarisce che vada inteso nel senso di libertà e non di prezzo: nel senso di free speech (libertà di parola) non come free beer (birra gratis).
GPL e copyleft
Il fondamento giuridico dell’idea di Stallman viene riassunto nel 1989 nella prima versione della General Public License. Aggiornata nel 1991 alla versione 2 , quella su cui Linux è ancora basata. E successivamente nel 2007 con la versione 3, aspramente criticata da Linus Torvalds.
La licenza attribuisce diritti invece che limitarli come le aziende di software erano già solite fare.
E questo per impedire che qualcuno possa prendere software libero e trasformarlo in proprietario.
E dal momento che tale concetto ribalta esattamente quello di copyright, diritto d’autore, viene coniato il termine copyleft, assecondando il gioco di parole con left opposto a right nel senso di destra anziché di diritto.
“Questo software è protetto, noi autori vi diamo permesso di modificare, aggiungere miglioramenti e redistribuirlo, ma solo alle stesse condizioni, cosicché chi lo riceverà sarà altrettanto libero di modificarlo, distribuirlo e collaborare con altri. In questo modo, dove va il software, va anche la libertà” (R.S.).
I principi fondamentali del software libero che la licenza GPL intende preservare sono spesso riassunti come le quattro libertà:
USARE - STUDIARE - MIGLIORARE - CONDIVIDERE
Devo essere libero di usare il programma per ogni scopo legittimo, di analizzare e studiare ogni suo meccanismo, di apportare modifiche se le ritengo necessarie a migliorarlo, di fare copie dell’originale o di quello da me modificato senza violare alcuna legge.
Aspetto fondamentale del movimento e del progetto GNU è infatti la libertà individuale, non la gratuità. "Queste sono le libertà che distinguono il software libero da quello non libero e consentono di creare comunità. Se tali libertà vengono a mancare - dice - si è divisi e dominati da qualcuno".
Non è libero quel software distribuito anche in modo aperto, se gli autori non vietano anche che esso possa essere usato per privare altri delle libertà fondamentali. Ovvero se non si impedisce che possa essere usato anche in programmi proprietari.
Celebre è la disputa con l’X Consortium dell’MIT, per il suo sistema X Window per la gestione di finestre in ambiente Unix. L’X Consortium scoraggiava i programmatori ad includere codice copylefted per evitare che X Windows non potesse essere usato in sistemi proprietari. Per loro libertà significava non dire di no a nessuno.
E questo favorì una notevole diffusione del server X11 in sistemi operativi proprietari o con parti di codice proprietario, azzerando, secondo Stallman, la libertà dell’utente finale. Con l’assurdo invito ai programmatori a donare il proprio lavoro a coloro che ne sarebbero diventati proprietari e ci avrebbero fatto soldi. Al solo scopo del successo, inteso come maggiore diffusione del programma.
I criteri dettati da Stallman sono davvero molto rigorosi: distribuzioni Linux che consentono la riproduzione di file musicali o video nei formati più diffusi come MP3 o DivX, che consentono l’installazione di driver proprietari, o la cui documentazione si limiti a spiegare come installare software non libero, non rispettano i requisiti.
Nella pagina web della Free Software Foundation le distribuzioni Linux approvate e ancora attive sono purtroppo ben poche.
LGPL e licenze non copyleft
Nel 1991 è stata prodotta una differente licenza, meno restrittiva della GPL e nota come LGPL, acronimo di Library GPL, rinominata in Lesser GPL con la prima revisione nel 1999.
Questo accorgimento si era reso necessario specificamente per le c.d. librerie: insiemi di funzioni e caratteristiche informatiche la cui natura è quella di non poter funzionare da sole ma di essere "richiamate" da programmi che vogliono, all'occorrenza poter sfruttare questa o quella.
Il suo scopo era fornire un rimedio per tutti quei progetti, che incorporavano librerie distribuite con licenza GPL, senza obbligare a redistribuire il programma con copyleft.
La LGPL consente, in pratica, l’utilizzo di software GPL, in progetti con diversa natura, anche di tipo proprietario.
Anche con altre distribuzioni software, tra cui la citata licenza BSD, si era affermato spesso un principio di totale libertà di modificare, migliorare e redistribuire codice, con il solo obbligo però di citare l’autore originale. Libertà si, ma non copyleft.
Avvio del progetto GNU
Lasciando il versante filosofico e giuridico e ritornando al progetto GNU, a metà anni 80, questo, a livello pratico, parte affrontando la riscrittura, in forma libera, di alcuni strumenti fondamentali di un OS. Tra questi il la shell testuale Bash, il compilatore del linguaggio C (GCC), il debugger GDB, l’editor di testo emacs.
La commercializzazione di Unix, la frammentazione delle versioni e l’indisponibilità del codice sorgente, nel frattempo, lo avevano reso un sistema operativo inadatto per finalità didattiche.
Per questi scopi si affermano alcuni progetti tra cui quello del professor Andrew Tanenbaum, docente americano all'Università di Amsterdam. Tanembaum, nel 1987 crea una versione semplificata del sistema operativo UNIX, da lui chiamata MINIX.
Cosa è un sistema operativo
Chiariamo il concetto di sistema operativo, senza darlo per scontato, per quanto banale possa sembrare. Serve ad introdurre il concetto di kernel.
Un sistema operativo è il software che pianifica le attività, assegna compiti e gestisce la comunicazione con componenti hardware, quelle fisiche di un computer.
Il sistema operativo è composto di due parti principali: il kernel e i programmi di sistema.
Il kernel è, per così dire, lo strato di software più vicino alle componenti hardware. Assegna a tutti gli altri programmi, anche a quelli di sistema, le risorse della macchina, cioè la priorità delle operazioni da svolgere, la potenza di calcolo necessaria, la giusta quantità di memoria RAM, lo spazio di archiviazione, etc.
I programmi di sistema comprendono i driver, cioè i programmi per interfacciare il sistema operativo con le periferiche cioè le componenti interne ma anche esterne come stampanti, schermo, mouse e tastiera.
Ma anche utilità varie: per “compilare” i linguaggi di programmazione, ovvero trasformare codici comprensibili e modificabili dai programmatori in codice binario interpretabile solo dalla macchina.
Comprende ancora gli strumenti per il debug, cioè l’eliminazione dei difetti di programmazione, l’editor di testo, il programma di posta, file di configurazione e documentazione, ecc.
Questi programmi lavorano ad un livello più alto rispetto al kernel.
Il progetto GNU nel 1990
Tornando al progetto GNU, a inizio anni 90 quasi tutti i programmi di Unix erano stati sostituiti da nuove versioni libere ma non il kernel.
Il progetto Hurd, legato allo sviluppo per il kernel GNU, si era dimostrato molto problematico e andava molto a rilento.
Hurd era fatto di tanti differenti programmi che si scambiavano informazioni con un linguaggio comune, ma il traffico incrociato di informazioni tra di loro era molto complesso e pieno di bug difficili anche da identificare.
Mi chiamo Linus Torvalds
Siamo all'estate 91. Linus Torvalds, in modo totalmente indipendente da Stallman e dal suo progetto decide di colmare le lacune del progetto Minix, la cui semplicità era peraltro ricercata per gli scopi didattici per cui era stato concepito.
Torvalds sfrutta internet per informare, nelle newsgroup Usenet, i forum online di quegli anni, della realizzazione di un kernel ispirato a quello Minix specificando che non si trattasse di qualcosa di professionale come GNU ma solo un hobby.
Chiede di valutarlo e suggerire nuove funzioni pur senza promettere di implementarle.
Dopo poco più di un mese pubblica un altro post in cui racconta i passi avanti fatti e pubblica il codice sorgente in una cartella pubblica chiamata Linux con una crasi, una fusione del suo nome con la X sempre ricorrente quando si accenna alla parentela con Unix.
Sebbene non mosso dalle ragioni alla base dei progetti di Stallman, distribuisce Linux con la licenza GNU GPL.
“Distribuire il codice sorgente è semplicemente una buona idea” dice spesso. O “a me non interessa cosa fanno gli altri, mi basta agire come ritengo giusto per me”.
Al di là del suo stile tipicamente nord europeo, le sue ragioni sono pragmatiche, di convenienza; legate alla facilità con cui, anche grazie ad internet, si può collaborare con persone sparse per il mondo, per ampliare e migliorare un programma.
GNU/Linux: un sistema operativo completo
Di lì a poco, varie realtà informatiche, grazie alla libertà consentita dai progetti software accomunati da GPL, cominciano a combinare e modificare i programmi del progetto GNU con il kernel Linux. Ed ecco un sistema operativo completo, libero e non proprietario, spesso identificato come sistema operativo GNU/Linux.
Stallman riconosce a Torvalds il merito di aver fatto funzionare un kernel in tempi incredibilmente rapidi. Ma non approva il fatto che di li a poco sarebbe diventato comune chiamarlo sistema operativo Linux. Questo anzitutto significa non riconoscere sufficienti meriti al contributo del progetto GNU. E ha reso più difficile, per la Free Software Foundation, far comprendere le ragioni etiche e di libertà alla base del progetto.
Malgrado sia comune riferirsi a Linux come sistema operativo, esso ne sarebbe solo una componente. Il programma che fa funzionare tutti gli altri, anche quelli di sistema. Ecco perché si parla casomai di distribuzioni GNU/Linux per accomunare sistemi operativi anche diversi che in comune hanno solo il kernel e parti più o meno originali del progetto GNU.
Sempre più programmatori si uniscono al progetto Linux e le righe di codice sorgente crescono in modo esponenziale per introdurre nuove funzioni e caratteristiche sempre più evolute.
Sorgono le prime applicazioni commerciali e startup basate su servizi e assistenza su GNU/Linux. Aziende che sfruttano l’esplosione di interesse verso un software gratuito ma privo di forme di supporto e assistenza e che consentiva grandi spazi anche per la vendita di soluzioni hardware.
Si affermano realtà come Red Hat, Suse, Debian, Mandrake, Slackware.
In primavera 1994 viene presentata da Torvalds ad Helsinki la versione 1.0 del kernel Linux che esce quindi da una fase preparatoria per essere considerata stabile.
Il world wide web e il server Apache
Contemporaneamente, un fisico del CERN, Tim Berners Lee inventa il web, il famigerato www e http, il protocollo alla base del funzionamento dei link. Che clicchiamo, saltiamo in un istante tra documenti ospitati anche in computer situati in luoghi agli antipodi del mondo tra di loro.
E ovviamente, parte della ricetta del successo è il primo server web realizzato da Tim Berners Lee.
Ma in ambito open-source si afferma presto il progetto Apache Web Server.
Internet esce dalle biblioteche universitarie e dilaga in tutto il mondo per arrivare anche da noi in Italia a inizio 95.
L'accoppiata open-source Linux e server Apache diventa la soluzione più flessibile, affidabile e potente scelta dagli Internet Service Provider: nuovi soggetti che proliferano ovunque per far fronte alla crescente richiesta di attivazione di nomi a dominio e siti internet.
Sottraendo una importante fetta di mercato a Microsoft che proponeva la soluzione Windows NT e IIS, costosa e meno flessibile.
Dal movimento free software al movimento open-source
L’approccio pragmatico di Torvalds, attira attorno al suo kernel un nuovo modo di pensare, privo di risvolti ideologici e più orientato agli sviluppi commerciali del software collaborativo. Chiamarlo free software non sembrava una buona idea per allettare aziende a prendervi parte, perché rischiava di ingenerare il concetto di gratuità e che si dovesse fare tutto senza pretese di lucro.
Nasce quindi un movimento che elabora una nuova definizione nel 1997: quella di open-source, codice sorgente aperto. Ed è molto molto importante sottolineare non solo la differenze ma anche la distanza di questo movimento da quello per il software libero di Stallman con cui viene spesso erroneamente identificato.
Principali attori del nuovo movimento sono Bruce Perens, leader del progetto Debian poi a capo della divisione open-source di HP.
Ed Eric Raymond, informatico e scrittore noto per il celebre saggio La cattedrale ed il bazaar in cui mette a confronto i differenti modelli di business di software proprietario e di quello open-source mettendo in luce i vantaggi di quest’ultimo.
L'open-source consente di scrivere programmi senza gli ostacoli inerenti la proprietà intellettuale, senza dover sottoscrivere contratti. La volontà dell'open-source è che il software funzioni e che altri possano contribuire con aggiunte e modifiche e cosi via.
Le differenze nei due approcci
Dice Eric Raymond: “la retorica usata da Richard Stallman e dalla Free Software Foundation non aveva fatto bene alla causa. Il termine "open-source" non implica questioni politiche come in precedenza anche se il termine "software libero" continua a essere valido. Quel tipo di linguaggio è implicitamente minaccioso per le persone le cui preoccupazioni quotidiane sono: "come posso aumentare il valore in mano al mio azionista?" "come posso mantenere controllo sulla mia attività?"
E Stallman commenta: “Ora c'è un secondo movimento, il movimento "open-source" che considera solo i vantaggi pratici. Loro rifiutano, e intendo che evitano deliberatamente di porre attenzione alle questioni di principio, libertà, etica volti a creare una buona società in cui vivere.
Io non sono contrario agli affari, né credo nell'abolizione degli interessi privati. Io stesso ne ho. Ma credo che gli affari non dovrebbero dominare tutta la vita. Le regole della società non dovrebbero essere scelte principalmente per soddisfare interessi privati”.
Sempre Stallman: “Il software GPL è compatibile con la vendita di prodotti, servizi e assistenza ad esso legati. Anzi, è proprio il software libero che garantisce nel mercato la presenza di tante aziende di questo tipo e la maggiore concorrenza, perché se trovi un’azienda scarsa passi ad altra.. Con il software proprietario, protetto, l’assistenza diventa un monopolio perché solo l’azienda che lo produce può offrirla”.
Eric Raymond fa però notare che il nuovo approccio open-source induce rapidamente una valutazione completamente diversa dello stesso fenomeno, visto fino ad allora con diffidenza.
L'open-source guadagna spazio
“L'atteggiamento nella stampa specializzata e comunità degli investitori cambiò completamente! Quelli che avevano trascorso anni sogghignando sprezzanti sul "software libero" pensando che fosse solo per fanatici con sandali, barba e capelli lunghi, nel giro di un anno si ritrovavano a scrivere articoli sulle meraviglie dell’open-source e questo è davvero divertente perché era lo stesso software e nella maggior parte dei casi erano le stesse persone!”
Bob Young, canadese fondatore di Red Hat dice “Quando siamo arrivati nella Silicon Valley, tutti ci dicevano che non sarebbe stato possibile fare soldi con il software, dando via la nostra tecnologia. Ma una parte del nostro successo era la fiducia dei nostri clienti per il fatto che fornivamo una tecnologia su cui avevano per la prima volta il controllo”.
Il divario tra le ragioni etiche e di protezione della libertà individuale contro i diritti di proprietà intellettuale del software di Stallman, rispetto all'ideale di convenienza nella apertura e trasparenza del codice è nettissimo.
Per Stallman tutto il software dovrebbe essere libero per una società più giusta, per l’open-source, software libero e proprietario potevano coesistere.
Ecco come è tranquillamente giustificata da Torvalds l’esistenza di Android. Che altro non è che un sistema operativo con kernel Linux e parti di programmi open insieme a codice di proprietà di Google. Android è un sistema operativo che la F.S.F. di Stallman non giustifica.
Gli ambienti desktop: KDE e Gnome
Nel 1996 arriva la release 2.0 del kernel Linux che introduce il supporto per tantissime nuove periferiche. Ma Linux era ancora un sistema per esperti e hacker.
Nasce il progetto KDE, per fornire un ulteriore strato di software ai sistemi operativi GNU/Linux e dare loro un aspetto grafico. Un ambiente desktop (Desktop Environment). Finestre tramite cui interagire prima ancora della riga di comando.
E a ruota, per superare i limiti di non totale apertura del codice di KDE, anche il progetto GNU si dota di un suo ambiente desktop che viene chiamato GNOME ed è distribuito con GPL.
Anche il desktop Xfce usato da Xubuntu e ancora apprezzato su altre distribuzioni, nasce in quegli anni.
Grandi evoluzioni che si propongono di colmare le lacune di Linux in termini di facilità e immediatezza di utilizzo rispetto a Windows.
Linux User Groups e Linux Day
E cominciano a proliferare anche i Linux User Groups, associazioni no profit costituite in ogni parte del mondo da volontari che offrono supporto gratuito per Linux a privati. E organizzano Installfests, manifestazioni per riunire esperti e principianti per diffondere la conoscenza e l’utilizzo del software libero.
In Italia, nel 2001, viene organizzato il primo Linux Day: manifestazione che si svolge, ogni anno, contemporaneamente in varie parti del paese ogni quarto sabato di ottobre.
GIT, la Linux Foundation e Ubuntu
Il kernel cresce e viene aggiornato ancora, e le versioni minori successive alla 2.0, fino al 2007, lo rendono sempre più qualcosa di realmente maturo e più che pronto a competere con Windows sono solo in ambito server.
Allo scopo di semplificare i c.d. controlli di versione sul codice realizzato per Linux da programmatori di tutto il mondo, Torvalds concepisce una nuova creatura GIT.
E anche in questo caso, non si sa quanto consapevolmente, ha un impatto globale sul lavoro di programmatori di tutto il mondo.
Nel 2007, per far fronte alla crescente complessità nel gestire lo sviluppo del kernel, viene creata una associazione no profit, la Linux Foundation.
E proprio a partire dal 2007, complice forse anche la fuga di molti utenti dal sistema operativo Windows Vista, la diffusione di Linux nei computer desktop conosce una espansione senza precedenti.
È la distribuzione Ubuntu a guidarla.
Apparsa solo un paio di anni prima e basata sulla solida distribuzione Debian con un desktop GNOME, si propone come alternativa a Windows. Gratuita, libera, accessibile, tradotta in tantissime lingue.
Proliferano nuove distribuzioni sempre più orientate ad utenze con esigenze specifiche e nuovi ambienti desktop, che strizzano l’occhio a utenti di Windows o MacOS per invogliarli a liberarsi dei sistemi operativi commerciali.
Offrendo loro un ambiente familiare per un passaggio on traumatico.
Nel 2011 con la versione 3.0 il kernel che ottimizza il lavoro fatto negli anni precedenti e nel 2015 con la versione 4.0 l’adozione di Linux in ambito privato continua a crescere di pari passo con l’informatizzazione globale.
Linux oggi. E domani?
A giugno 2020 con il rilascio del Kernel Linux 5.8, sono state aggiunte ottocentomila linee di codice e sono stati cambiati quattordicimila file per circa il 20% di codice modificato. Torvalds dice: "non me lo aspettavo ma pare proprio che la 5.8 sarà una delle più grandi release che abbiamo mai distribuito".
Nuove release vengono rilasciate di continuo: per integrare il supporto di un crescente numero di periferiche e per risolvere rapidamente i problemi segnalati dall'attenta e attivissima comunità.
Si stima che le differenti proposte di sistemi operativi basati su Linux siano vicine al migliaio. Una visita all'autorevole sito distrowatch.org consente di verificare a colpo d’occhio la situazione.
In agosto l'amato pinguino spegnerà 30 candeline. Oggi Linux si trova nella maggior parte dei server web (e non solo) che rappresentano la spina dorsale di internet. In telefoni, TV, nel cruscotto dell’auto oltre a elettrodomestici e dispositivi intelligenti in ogni campo di applicazione. Molte persone lo usano di continuo ogni giorno senza neppure saperlo. Linux è pure usato in progetti spaziali d’avanguardia.
Ma nei computer in ambito privato e pubblico è ancora fenomeno di nicchia. Non per l’inferiorità del software open-source o la minore offerta di servizi e supporto anche altamente professionali.
“I computer desktop sono l’unico ambito in cui Linux non ha ancora preso il sopravvento e questo mi infastidisce da morire. È l’ultima roccaforte ma conosco la ragione: i consumatori non vogliono installare un sistema operativo. Né nel computer né nello smartphone.
Le ragioni per cui Linux ha successo negli smartphone ed ogni giorno ne vengono attivate oltre 900mila copie (siamo nel 2012 ed il riferimento è ad Android) non è certo perché ogni giorno un milione di persone scarica il disco da internet e installa autonomamente il sistema operativo. Ma perché lo trovano preinstallato.
Questo non è mai successo nel mercato di consumo dei computer da scrivania e ritengo difficile che possa mai succedere”.
Chi ha già usato con profitto Linux in molti ambiti di applicazione, può essere mosso da ragioni economiche oppure etiche, ideologiche, di convenienza o semplicemente da simpatia. Chi ne è entusiasta e cerca di diffondere ulteriormente l'entusiasmo ad altri, non può non augurarsi che questa volta Linus Torvalds si sbagli di grosso.
Le mie fonti
L'articolo è corredato di vari link, spesso alle voci di Wikipedia ma sono una minima parte delle informazioni da cui ho attinto. Puoi trovare conferme dei passi che cito anche in:
- Revolution OS (Documentario, 2001) [Revolution OS su Youtube]
- The Code (Documentario, 2001) [The Code su Youtube]
- Revolution OS II (Documentario, 2004 a cura di Arturo di Corinto) [Revolution OS 2 su Youtube]
- La cattedrale e il bazaar (Saggio, Eric Raymond 1999)
- Interventi di R. Stallman dall'archivio video del Progetto GNU
- Tutte le altre fonti per il video [file csv]
complimenti!!! Come sempre articolo ben fatto, graficamente impostato in maniera accattivante e pulito e che ricalca lo stile linux mint!!! Sei davvero in gamba e ti seguo sempre con interesse traendo sempre utilità e spunti interessanti dai tuoi consigli e dalle tue riflessioni!!!
Ciao Mario! Grazie, sempre generoso. Qui non si impara a fare nulla è puramente didattico. Ma le mie ricerche sono servite principalmente a me. Per fare chiarezza su alcuni concetti che io stesso non avevo compreso. Sto preparando l’equivalente video per il canale YouTube ma anche l’articolo dovrà riportare tutte le fonti tra cui i documentari Revolution OS, The Code, Revolution OS II e diversi video e interviste a Torvalds e Stallman.
Bellissimo articolo, complimenti!
Grazie Giuseppe! Ciao!
Letto il libro free as a freedom…davvero bello.
Complimenti a Dario per il sito che ho scoperto da pochi giorni ma che sto divorando.
Amo molto la pacatezza con cui esponi le tue idee ed i tuoi articoli..
complimenti.
Luca
Lo conosco ma ancora mi manca! Lo leggerò presto.
Grazie per l’incoraggiamento e per gli apprezzamenti circostanziati. Ciao!
Grazie per le preziose informazioni, le useremo per un progetto di ricerca all’università
Oh veramente lusinghiero. E mi fa piacere oltre gli apprezzamenti personali. Grazie