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Alternative a Ubuntu. Se ti stai interessando a Linux o se sei già utente Ubuntu, ecco una serie di possibilità alternative. Dalla naturale risalita a Debian ad una selezione di sistemi basati su Debian oppure anche su Ubuntu ma senza le scelte controverse di Canonical.
Alternative a Ubuntu
Parla di Linux a qualcuno che non lo ha mai usato e quasi certamente conoscerà Ubuntu. Sistema operativo gratuito ed open source che, negli ultimi 15 anni, ha contribuito ad una diffusione di Linux senza precedenti, nei computer fissi e portatili di utenti tutt'altro che esperti.
Affidabile, riceve aggiornamenti fino a 5 anni ed è compatibile con computer e periferiche hardware di ogni genere. Semplicissimo da installare, mettere a punto ed utilizzare. Pronto già a fine installazione a soddisfare esigenze di uso comune, intrattenimento e di lavoro, grazie ad una ricca dotazione di programmi preinstallati. E con un catalogo di migliaia di altri software open-source installabili gratuitamente con un clic.
Alcune scelte controverse di Canonical, la società che lo rilascia, hanno però scatenato nella comunità Linux ferventi dibattiti e deluso una fetta dei suoi utenti.
Politiche commerciali aggressive, il sacrificio della privacy degli utenti in ragione del profitto, starebbero allontanando Ubuntu dagli ideali di trasparenza e libertà di scelta su cui il software alternativo si basa.
Puoi trovare accenni sui più recenti temi di dibattito, nel mio articolo Ubuntu, gli inganni di Snap e il controllo di Linux.
Ciò premesso i sistemi operativi basati sul kernel Linux noti ed ancora attivi sono circa un migliaio. Quindi le alternative non mancano.
Oggi tratterò quelle che considero più naturali, perché appartenenti alla medesima famiglia Debian come Ubuntu.
Le prime sono forse più adatte a chi non è del tutto nuovo all'uso di Linux, come gli utenti di Ubuntu, le altre a chi Linux vorrebbe provarlo per mollare Windows o MacOS e necessita di un approccio più semplice possibile.
Debian 12: la strada maestra
Questo articolo potrebbe essere brevissimo e limitarsi a suggerire l'adozione di Debian GNU/Linux come alternativa più naturale ad Ubuntu. Anche considerato che il codice sorgente di questa storica distribuzione è la base cui Canonical aggiunge le magie che hanno reso Ubuntu così popolare.
Suggerisco Debian a chi già usa Ubuntu e, pur senza saperlo, ha già preso dimestichezza con buona parte dei suoi meccanismi. Risalire la corrente delle c.d. derivate, fino alle distribuzioni indipendenti, rappresenta infatti un passaggio fisiologico per tantissimi utenti. Non soltanto nell'ambito della famiglia Debian.
Debian non è una azienda con scopo di lucro come Canonical ma una comunità. Il suo sistema operativo è il risultato dello sforzo di oltre 1500 volontari coordinati da scrupolose procedure di controllo qualità. E stai certo che non spia ciò che fai con il TUO computer. Trasparenza e rispetto delle tue libertà sono obiettivi della sua Costituzione.
Fino a giugno 2023, un inesperto poteva trovarsi disorientato dalla eccessiva varietà di file scaricabili per installare Debian. O anche solo nel far funzionare un touchpad, connessioni WiFi e Bluetooth, schede grafiche o altre periferiche. La categorica esclusione di software non open-source dai file di installazione, limitava enormemente l'immediata compatibilità hardware e le possibilità, per un inesperto, di far funzionare tutto senza sforzi.
A partire dal rilascio di Debian 12, numero e varietà di differenti file da scaricare per installarlo restano tanti. Ma ognuno di essi integra nativamente anche driver e software proprietari, talvolta closed source, cioè non ispezionabili. Questo sacrifica, secondo alcuni, la libertà dell'utente in ragione della convenienza. Ma amplia a dismisura la compatibilità hardware di computer e periferiche, senza alcun intervento. Avvicinando, come mai prima, anche utenti non tecnici, ad un sistema operativo affidabilissimo e stabile, ma ancora, forse, non proprio per tutti.
Che tu usi Ubuntu, Kubuntu, Ubuntu MATE, Xubuntu, Lubuntu o Ubuntu Cinnamon, non dovresti più affrontare problemi per trovarti subito a tuo agio con Debian. Per ognuna delle edizioni citate esiste infatti un corrispettivo naturale, basato sui rispettivi ambienti desktop: GNOME, Plasma, MATE, Xfce e Lxde o Lxqt e Cinnamon.
Dai un'occhiata alla mia Recensione Debian 12 Bookworm e scarica un'edizione Live dalla pagina delle ISO c.d. ibride per sistemi a 64-bit. Oppure puoi scaricare dalla homepage del progetto, il file minimo, per l'installazione via internet e configurare ogni volta il sistema con l'aspetto desideri.
Se hai sentito dire o credi che Debian sia troppo lenta nell'aggiornarsi, questo è vero solo in parte. La documentazione ufficiale spiega che la sua versione stabile è prevista per impiego in server. Affidabilità senza mai pause né riavvii sono di primaria importanza. Debian, agli utenti che lavorano su una macchina singola, suggerisce la versione unstable. Essa riceve aggiornamenti continui e consente di sfruttare le ultime novità e i programmi nelle versioni più nuove. Qualche problemino può intervenire di tanto in tanto, ma viene risolto in pochi giorni o anche ore. Molto più rapidamente anche della versione testing in cui Debian dice che bug possono impiegare mesi per venire risolti.
Alternative a Ubuntu derivate Debian
Dal momento che Ubuntu è una distribuzione GNU/Linux basata (sempre meno) su Debian, si potrebbero intendere come naturali alternative, i sistemi operativi che ricorrono alla medesima base. E aggiungono qualcosa in termini di semplicità e immediatezza. La base Debian peraltro garantisce ancora il supporto per architetture PC a 32-bit. Supporto che Ubuntu ha abbandonato da anni perché "finanziariamente non più vantaggioso".
MX Linux
Non si può non partire da MX Linux che gode di una tale popolarità, da non avere nemmeno bisogno di presentazioni. Le principali ragioni? Certamente gli MX Tools e l'assenza del controverso sistema di inizializzazione systemd nato in casa Red Hat. Questa distribuzione basata sul ramo stabile di Debian prevede una serie di strumenti di amministrazione di sistema che non ha eguali.
Puoi ad esempio creare una ISO del sistema con tutti i tuoi documenti salvati, per reinstallare da USB in caso di problemi. Ha una applicazione per la gestione di driver grafici NVIDIA che manca a Debian e altre per la pulizia, il recupero di dati, per configurazioni di sistema avanzate che solitamente si compiono da riga di comando.
LMDE (Linux Mint Debian Edition)
Non tutti sanno che Linux Mint prevede una edizione basata sul ramo stabile della concomitante versione Debian. Sbarazzandosi di quelle poche cose di Ubuntu che le edizioni Cinnamon, MATE e Xfce prendono come base e forse non ancora per molto. La versione 6 di LMDE, unisce la solidità di Debian alla semplicità di installazione, di uso e della completezza di programmi preinstallati che hanno reso negli anni Linux Mint addirittura più popolare di Ubuntu. LMDE 6 ha solo ambiente desktop Cinnamon e si differenzia dalla versione basata su Ubuntu per il programma di installazione e perché richiede di scaricare driver per schede NVIDIA dal centro software perché non ha una apposita applicazione. Ottima scelta!
Deepin
Se hai un computer bello nuovo e non hai pregiudizi circa la provenienza cinese, questa distribuzione GNU/Linux basata su Debian stable, rappresenta il massimo che si possa desiderare. Non solo per l'ambiente desktop DDE che l'edizione Ubuntu cerca di riprendere con poco successo. Ma soprattutto per il numero di applicazioni integrate che sono interamente sviluppate in casa.
Riconoscimento facciale per l'accesso, ricerca globale basata su intelligenza artificiale, una ricca comunità di utenti e codici sorgenti pubblicati per ognuna delle app, fanno di Deepin 23, ancora in versione non definitiva, un sistema operativo che dovrebbe far tremare non solo quelli con Linux sotto il cofano ma anche Windows e MacOS.
Altri sistemi operativi basati su Debian
Come accennato, la base Debian permette il supporto per architetture a 32-bit o anche per PC a 64-bit molto datati. Se il tuo PC non è proprio giovane né un fulmine di guerra in Sistemi operativi Linux leggeri e a 32-bit trovi altre soluzioni su base Debian che potresti preferire a quelle citate.
Alternative a Ubuntu derivate Ubuntu (ma non troppo)
Passiamo adesso a sistemi operativi alternativi ad Ubuntu che adottano la base di pacchetti di Ubuntu stesso. Se sei un nuovo utente di Linux o se stai decidendo se metterlo alla prova, probabilmente considererai Ubuntu una scelta naturale. Per fortuna non è obbligata.
Se non vuoi rinunciare ai punti di forza di Ubuntu, ma non vuoi sottoporre il tuo computer e le tue attività al controllo di Canonical partner Microsoft, ecco tre ottime possibilità.
Linux Mint
Linux Mint non ha bisogno della mia presentazione. Sistema operativo universalmente consigliato a principianti di Linux, si basa sulla concomitante versione di Ubuntu LTS, che garantisce 5 anni di aggiornamenti per ogni versione oltre cui dovrai passare alla successiva. Le edizioni sono tre, hanno aspetto lievemente differente.
Linux Mint ha fatto parlare di sé per il blocco del meccanismo dei pacchetti Snap fin dal 2020.
Il responsabile Clément Lefebvre fa sapere che si sta valutando se lasciare la base Ubuntu e puntare tutto sulla versione Debian. Tutto dipende dagli sviluppi legati alla prossima versione LTS di Ubuntu su cui Mint 22 dovrebbe basarsi, la 24.04 Noble Numbat (nobile formichiere). La mia Recensione Linux Mint 21.2 e le precedenti trattano caratteristiche e ultime novità, in attesa della versione 21.3 prevista sotto Natale. Inoltre avresti questo blog, il canale YouTube e gli ebook per approfondire qualunque aspetto di configurazione e utilizzo di Linux Mint. linuxmint.com
Pop_OS!
Pop_OS! di System76 negli ultimi anni è divenuta popolarissima e lo merita. Un approccio minimal al desktop che assomiglia a quello dell'edizione principale di Ubuntu. L'inclusione di driver per schede NVIDIA nell'apposita edizione, ne fanno un sistema adatto a scopi professionali e al gaming.
Niente distrazioni in un desktop che integra nativamente l'affiancamento automatico di finestre, perfetto per schermi ad alta risoluzione o postazioni multi monitor. Anche Pop_OS! non integra nativamente il supporto per Snap Store Ubuntu nei suoi repository personali, ma quello per i flatpak di Flathub. Un'altra ottima scelta oltre Linux Mint per un sistema su base Ubuntu ma non troppo.
KDE Neon
KDE è il team che fornisce a Kubuntu il suo apprezzatissimo ambiente grafico Plasma e molte valide applicazioni di contorno. Aggiungo KDE Neon all'articolo successivamente alla pubblicazione del video su YouTube. E questo perché, durante i test per la realizzazione dell'articolo Migliori alternative a Windows e MacOS per principianti Linux nel 2024, ho verificato che anche Neon non prevede più software snap e non consente di installare il servizio snapd dal suo centro software Discover.
KDE Neon è un'ottima alternativa a Kubuntu ed il modo migliore per sfruttare le scottanti novità dell'ambiente Plasma e delle applicazioni KDE, senza ricorrere ad una distribuzione rolling e restando quindi in un ambiente assai stabile. A differenza di Kubuntu ha una dotazione predefinita inferiore di programmi. Ad esempio non è presente nemmeno una suite di programmi da ufficio.
Poco male perché il citato centro software Discover, permette di aggiungere LibreOffice oppure OnlyOffice (che anche se gratuito per l'utente è proprietario e non open-source).
ElementaryOS
Anche Elementary OS si allinea all'approccio di Mint e Pop_OS. Prende la base Ubuntu LTS ma toglie il supporto per il discusso Snap Store. Il suo AppCenter promuove in modo apprezzabile lo sviluppo di programmi open-source. La limitata dotazione predefinita di programmi può quindi essere ampliata in modo semplice. Ma non include pacchetti .deb e non ci trovi, ad esempio Synaptic, programma grafico tipico di Debian che permette di aggirare il limite. Installalo con sudo apt install synaptic
poi potrai evitare di installare altri pacchetti del genere da riga di comando.
L'ambiente desktop Pantheon, appositamente realizzato, strizza l'occhio agli utenti Mac restando gradevole e pulito sebbene non avido di risorse hardware. Elementary integra il supporto all'installazione di driver NVIDIA e codec multimediali. La nuova versione 7.1 porta il rispetto della privacy dell'utente e l'accessibilità a nuovi livelli. Rappresenta una buona scelta tra le alternative a Ubuntu.
Fuori da Debian tante altre alternative a Ubuntu
Lo scopo dell'articolo è stato quello di citare alternative ad Ubuntu all'interno della famiglia Debian. Ma anche questo è solo un ramo delle distribuzioni GNU/Linux adatte a computer fissi e portatili destinati ad un solo utente alla volta. Prossimamente arriverà il mio consueto articolo annuale sulle proposte che considero più adatte ad un principiante di Linux. Resta sintonizzato e condivi questo articolo per supportarmi. Grazie per la lettura e a presto.
A proposito di Debian:
– raccomanderei a tutti di installare tramite “netinstall”, cioè scaricando la versione minima che poi scarica il resto via Internet. La ragione è che dalle mie prove questa è la installazione Debian meno soggetta ad inconvenienti.
– a proposito della “lentezza”, un utente alle prime armi leggendo l’articolo di Dario potrebbe pensare che ci sia qualcosa che non va nel meccanismo di aggiornamento. Invece no, “lentezza” in questo contesto significa che Debian “Stable” contempla solo aggiornamenti legati alla “sicurezza” mentre non contempla avanzamenti di versione per nessun pacchetto installato prima della successiva “Stable”. Il programma X rimarrà alla versione installata con Debian 12 fino al rilascio di Debian 13 e non è questione di mesi ma di anni.
– Debian per certe cose offre il “backporting”, cioè si può installare una versione nuova di un certo pacchetto che è stata portata “indietro” ma vale solo per un numero molto limitato di casi. Inoltre, esiste la possibilità di installare pacchetti di “Unstable” su “Stable” ma è una prassi fortemente scoraggiata per via del conflitto delle dipendenze. Infine, c’è sempre la possibilità di ricorrere a “snap” o “flatpak”.
– usare un ramo “rolling release”, cioè in cui gli aggiornamenti cadono in maniera continua, è estremamente rischioso perché in qualsiasi momento un aggiornamento può bloccare qualche aspetto fondamentale del sistema. A quel punto bisogna usare un altro computer o riavviare lo stesso computer da un altro sistema operativo per andare a vedere se il problema è documentato e se ci sono soluzioni immediate oppure bisogna attendere un ulteriore aggiornamento e ci possono volere giorni o anche settimane. E’ fastidioso e soprattutto è adatto a gente che ha sia il tempo che le competenze per risolvere i problemi. A me è capitato due o tre volte. Non è un caso che Debian scoraggi in tutti i modi l’uso di “Testing” e di “Unstable”.
– a costo di essere ripetitivo, se una persona non si trova bene con il ritmo lento dei rilasci “Stable” di Debian, la soluzione non è Debian “Unstable” ma un’altra distribuzione e se lo chiedono a me, io uso Fedora, che è una “point release” che viene aggiornata continuamente tra un rilascio e l’altro. Ho usato per anni Ubuntu e derivate ed è una alternativa, se non ci sono errori in avvio. Ci sono distribuzioni che offrono un ramo “Unstable” o “rolling” che però promette di essere abbastanza testato in un qualche spazio di “staging” da non produrre blocchi di sistema, un caso che mi viene in mente subito è Open Suse “Tumbleweed”.
Concordo su diversi aspetti. Ho spiegato che stable non significa stabile ma stabilizzata e “congelata”. Con sid si ha a che fare con una specie di rolling e la soluzione di eventuali problemi è rapidissima. Ma concordo che lasciarsi dietro la proverbiale staticità di Debian possa far preferire Arch o più semplicemente Fedora.
Ciao Dario ! Grazie per l’articolo!
Dopo 16 anni ho abbandonato Ubuntu e derivate.
Al momento sono su Debian 12 perchè, nonostante la curiosità di passare a qualcosa di più entusiasmante, tipo Arc e derivate,
ho dovuto ammettere a me stesso che apt e .deb sono la mia irrinunciabile confort-zone.
E pacman e AUR mi fanno paura.
Perchè sono pigro.
E poi ho Gnome (quindi Wayland) con tutte le sue belle librerie GTK, con cui ho interagito maggiormente, in questi anni.
Sono rimasto impressionato dal fatto che l’intallazione su questo Acer di una decina di anni fa vada alla perfezione, complici sicuramente i fattori da te elencati nella tua recensione di Debian (non lo sapevo dell’implementazione dei software non-free).
Questo e systemd certo fanno storcere la bocca a parecchie persone, ma non a me personalmente.
Il sofware non free è comunque una decisione personale e non imposta, ed io come detto prima,
sono molto pigro.
Per quanto riguarda systemd non mi sento di poter criticare il lavoro di altri senza avere conoscenze specifiche (anche se sbagliano XD).
Quindi, per ricapitolare tutto sto pippotto, se c’è da votare io voto Debian 12!
Stabile, facile, sicura e moderna….una Ubuntu che funziona XD
@Dayro75
Debian ha un grande pregio, è l’unica distribuzione “maggiore” a non dipendere da una azienda ma da una associazione di volontari.
Diciamo che è “stabile”, diciamo che è “sicura”.
Non possiamo dire che sia “facile” in assoluto, dipende da cosa usi come termine di paragone.
Sopratutto non possiamo dire che sia “moderna” e questo è il problema dei problemi.
Non si nota tanto se usi Debian XFCE, perché XFCE non cambia mai, qualsiasi distribuzione tu usi.
Se usi Gnome, che è pre-impostato nella installazione Debian, ti trovi con la versione 43 su Debian 12 e rimarrà 43 fino a Debian 13.
Nel frattempo su Fedora 39 siamo a Gnome 45 e ce ne saranno altri, non ho voglia di fare il calcolo tra qui e Debian 13.
Chiaro che non è la fine del mondo, dipende dalle esigenze o dalle aspettative di ognuno.
Una cosa che invece Debian ha in più delle altre distribuzioni “maggiori” è che sembra fregarsene del problema delle licenze dei codec (video) e dei driver (accelerazione hardware dei video), infatti sono tranquillamente presenti nei repository ufficiali mentre in Fedora o Opensuse sono relegati in repository esterni, una cosa molto antipatica che obbliga a qualche contorsione.
Solo che in Debian Firefox ha l’accelerazione hardware disabilitata e si apre in Xwayland invece che in Wayland, nonostante la sessione Gnome – Wayland.
Per la prima cosa forse lo sai già, devi aprire “about:config”, cercare “media.ffmpeg.vaapi.enabled” e impostare su “true”.
Per la seconda la cosa più comoda è aggiungere una riga “MOZ_ENABLE_WAYLAND=1” nel file “/etc/environment” e questo vale poi per qualsiasi sessione di Firefox e Thunderbird.
Riguardo APT, alla fine gestire i pacchetti da terminale non fa grande differenza tra una distribuzione o l’altra, ci si abitua facilmente.
Invece il problema di Arch è che essendo “rolling release” bisogna sempre leggere le note ed essere pronti ad intervenire quando un aggiornamento è problematico.
Ovviamente il contrario di Debian dove quel tipo di aggiornamento non esiste.
Con Fedora io ho trovato un compromesso da pigro che fino ad ora ha funzionato, cioè ho aggiornamenti continui però sono abbastanza testati per cui posso permettermi di non controllare prima se qualcosa richiede intervento manuale.
Ho letto la documentazione di Arch, ho provato un paio di volte l’installazione ma per noi pigri il gioco evidentemente non vale la candela, non solo la fatica improba della installazione ma anche la successiva manutenzione, che è una cosa che sfinisce.
Ciao e grazie a te! Bella la definizione di comfort zone con apt e deb in cui mi ritrovo in pieno. L’open-source e la proliferazione di distro genera tifo e tante pereferenze personali. Noi che ci siamo dentro sappiamo discernere ma in effetti un nuovo utente è spaesato ed è forse per questo che Linux stenta ad affermarsi come alternative sui desktop.
Dai Dario,
Linux non si afferma perché quando la gente va a comprare un computer trova Windows preinstallato.
Windows è preinstallato dall’epoca in cui Microsoft imponeva contratti capestro ai rivenditori di hardware per cui se volevano le licenze OEM dovevano impegnarsi a non preinstallare nessun prodotto concorrente a Windows e questo ha fatto il deserto. Pensa a cose come BeOS.
Siamo stati tutti spaesati, il guaio è che devi avere la motivazione per uscire dal seminato.
Penso che in generale capiti con gente che usa i computer per lavoro e quindi ad un certo punto si trova in qualche modo costretta a cercare alternative a Microsoft and alike.
Gli altri si adagiano nel conformismo, più che nella comfort zone.
Non fa una piega e ne parlai nel video che mi ha portato più visite sul mio distacco da Windows. Anche Torvalds dice che se nella maggioranza dei telefoni c’è Android non è perché la gente scarica la ISO e se lo installa. Evidentemente i PC destinati all’origine a Linux restano una minuscola nicchia.
I computer con Linux sono una minoranza perché NON LI TROVI.
Io stesso ho dovuto penare per trovare un modello Dell con Linux, era nascosto anche nel sito Dell, figurati se vado nel Mediaworld della mia città e chiedo al commesso. L’ultima volta che cercavo la stampante quando ho detto “Linux” mi hanno guardato come se avessi il bigolo che spuntava dalla fronte.
La gente compra lo smartphone senza sapere cosa c’è dentro e infatti non esiste “Android”, quello è un altro problema, perché ogni smartphone ha sopra una versione “droid-customizzata” e non quella “vanilla” distribuita da Google, questo impedisce gli aggiornamenti, oltre a porre ovvi problemi di sicurezza e privacy. Pensa uno smartphone marca X nelle mani del CEO di una multinazionale o il Primo Ministro di una Nazione che ha dentro firmware cinese, SO cinese, “app” preistallate cinesi-vattelapesca, che si collega alla rete mobile gestita da Gamba di Legno e che quando clicchi su un link installa un qualsiasi file apk da Internet, perché l’utente è sempre “root” senza saperlo.
Il problema a monte è che la “democrazia” subisce le “lobby” o “gruppi di interesse” per cui prima negli USA e poi da noi, grandi gruppi industriali intervengono in modo che Governi e Parlamenti siano indifferenti se non complici rispetto al danno che viene fatto al pubblico tramite monopoli, cartelli, abuso di posizione dominante, pratiche commerciali scorrette, eccetera.
Non fosse cosi, mille anni fa ci sarebbero state leggi contro il “locking” tra software ed hardware per cui le due cose sarebbero state vendute (o distribuite) separatamente.
Poi le Scuole del Regno spingono figli e genitori ad usare gli smartphone cinesi-sigillati e i “social” senza curarsi di informare, perché poi non ne avrebbero le competenze e nemmeno la morale. Quando invece dovrebbero mettere in mano ai ragazzi delle cose tipo Raspberry Pi e fargli provare a smontare e rimontare le cose per capire come funzionano.
Condivido molto e in effetti sono le ragioni per cui non trovi PC con Linux nei centri commerciali. Ma ci sono floride realtà che permettono di configurarlo pezzo per pezzo e riceverlo con Linux preinstallato.
@Dayro75:
Ti dico la mia su Debian.
Bellissima cosa che sia l’unica distribuzione “maggiore” a non dipendere da una azienda ma da una associazione di volontari. Comodo il fatto che se ne freghi delle licenze dei codec e dei driver per l’accelerazione hardware, presenti nei repository ufficiali invece che all’esterno come in altre distribuzioni.
Però non è affatto “moderna”.
In Debian 12 trovi Gnome 43 e rimarrà Gnome 43 fino al Debian 13.
In Fedora 39 trovi Gnome 45 e ce ne saranno altri da qui a Debian 13.
Non basta.
Forse avrai notato che Firefox in Debian si apre per default usando XWayland invece di Wayland, devi settare la opportuna variabile. Inoltre Firefox ha la succitata accelerazione hardware dei video disabilitata, devi settare un’altra variabile in “about:config”.
Funziona uguale, per carità, solo un tantino più retrogrado.
Da pigro a pigro, non devi passare per forza da un estremo Debian all’opposto Arch, ci sono tante distribuzioni che sono meno conservative di Debian eppure non richiedono il continuo intervento manuale come Arch.
Io uso Fedora, invece di fare “sudo apt update” fai “sudo dnf update”, è uguale.
L’unico guaio è che devi installare i codec e i driver, se ti servono, dal repository RPM Fusion, ci sono le istruzioni, basta fare copia-incolla.
Grazie, non avevo notato ma già un altro utente mi ha segnalato le opportune modifiche a Firefox. Del resto Debian segue la sua strada di pur eccessiva cautela testando ogni pacchetto “per diritto e per rovescio” come si legge nelle FAQ. Io però, in generale, come preferenza, resto più volentieri in questo campo anche se le novità arrivano a rilento, anche nei programmi di uso quotidiano. E anzi, specie in questi ultimi, per cui novità non sempre significa miglioramento ma qualche volta complicazione.
Dario, io sarei d’accordo se tutti usassero computer da 240 euro come faccio io.
Però se tu compri un computer da 1500 euro che ha sopra una scheda grafica che è capace di decodificare direttamente i video in tutti i formati, a partire da AV1 di Youtube ma anche i film in alta risoluzione, non ha senso castrare la scheda con una variabile di Firefox che disabilita l’accelerazione hardware, anche perché su Debian i driver che la abilitano sono installati per default.
Idem per Wayland, se tu usi Gnome che per default si apre in Wayland, non ha molto senso avere Firefox impostato per usare XWayland dato che lo sviluppo di Firefox per Linux ormai punta a Wayland e X11 è considerato “legacy” e quindi con la sessione “X” probabilmente le prestazioni sono penalizzate e qualche funzione “grafica” è disabilitata.
Mettiamo per ipotesi che Wayland sia meno “stabile” di XWayland per Firefox, si dovrebbe fare la rovescia, se incontri dei problemi usi XWayland come “fall back”, non che lo imposti per default che non si sa mai e la responsabilità del “rischio” se la prende l’utente con “about:config” o con “/etc/environment”.
Come dicevo, tutte queste cose rugginose di Debian fanno si che poi la gente non voglia usare Debian ma una derivata di Debian che toglie la ruggine.
Viva Fedora, to boldly go where no man has gone before.
Dobbiamo sempre intenderci sul significato di “alternativa”.
Per me “alternativa” sono due forchette di forma diversa.
Non è “alternativa” un cucchiaio e una forchetta, perché sono strumenti diversi per fare cose diverse.
Poi ovviamente hanno un manico simile per cui se non usi la testa ma usi il manico, diventano “alternativa”.
Nell’elenco di cui sopra secondo me si dovrebbero comparare distribuzioni che offrono lo stesso ambiente desktop, quindi Ubuntu contro una variazione sul tema di Gnome.
Invece non ha molto senso confrontare Ubuntu con MX, per esempio, che offre XFCE, KDE o Fluxbox, oppure Ubuntu con Mint, che offre Cinnamon, XFCE, Mate.
MX si può confrontare con Xubuntu e Kubuntu, Mint con Ubuntu Cinnamon, Xubuntu e Ubuntu Mate.
Venendo poi a Debian, comincio a raccomandare a tutti di installare partendo dalla modalità “netinstall” perché secondo le mie prove è quella che incontra meno problemi.
Poi chiariamo cosa significa “aggiornamenti lenti”, Debian NON VIENE AGGIORNATA MAI, vengono solo corretti i problemi relativi alla sicurezza ma il programma X che viene installato nella versione 5 con Debian 12 rimarrà alla versione 5 per sempre, fino al rilascio di Debian 13.
Ci sono dei modi per forzare l’installazione di pacchetti successivi ma sono complicati per via dei potenziali conflitti di versione tra le librerie.
Si possono ovviamente usare “flatpak” e/o “snap”.
Tuttavia a mio parere se non piace l’idea di tenere il programma X alla versione 5 per sempre, la soluzione non è usare Debian “Testing” o “Unstable”, piuttosto io cambierei distribuzione per una che è pensata per essere usata dall’utente finale e non da chi vuole partecipare alla fase di test.
La perfezione non esiste, quindi c’è sempre qualcosa che non va e bisogna adattarsi, però ad esempio Opensuse offre una versione “stabile” chiamata “Leap” e una versione “rolling” chiamata “Tumbleweed”, questa ultima dovrebbe essere aggiornata di continuo ma promette di essere sufficientemente testata da essere utilizzabile da tutti.
Ciao Dario, molto interessante il tuo nuovo articolo…….lo stavo aspettando. Infatti mi hai stuzzicato l'”appetito” delle distro. Come sai attualmente uso LMDE6 con soddisfazione. In effetti Linux Mint aveva il vantaggio di essere semplice: sia per il settaggio della scheda grafica NVidia e sia che potevi liberamente scegliere il Kernel con facilità. Infatti è stato il primo problema per chi esce dalle distro “semplici”. Però ci si deve abituare e prendiamo il tutto come una semplice evoluzione dell’utente alle prime armi. Il realtà però su LMDE ho installato NVidia come metapacchetto dal gestore applicazioni….ed è un pò più evoluto di quello di Linux Mint……e successivamente ho imparato ad installare i driver grafici direttamente dal sito Nvidia eseguendo il file in formato “run”, dopo averlo scaricato. Come si fa con Windows. Ma non è nemmeno tanto semplice perchè occorre dare dei comandi preliminari. Però è efficace. Mentre tu stendevi l’articolo stavo provando Fedora Cinnamont, visto che il desktop cinnamont è il mio preferito, ebbene…….dopo tutto il settaggio ho trovato la copia esatta della schermata grafica di LMDE6……..però non apprezzo molto il gestore per l’installazione dei pacchetti “dnfdragora”. Quindi alla fin fine preferisco LMDE. Proprio stamattina ho tolto dalla seconda SSD esterna, che uso per provare nuove distro, Fedora Cinnamont e sto per rimpiazzarla con MX Linux………Però anche se ricco di funzioni e applicazioni per l’utente più evoluto e per l’amministratore ………non sono molto convinto……….non mi piace l’interfaccia in generale. Ti saprò dire…….Buona giornata e buona continuazione
Ciao Giovanni, ottimo! Infatti gli scogli da affrontare senza la base Ubuntu sotto Cinnamon, sono quelli da te indicati. Forse non per un primo sistema operativo Linux in chi non ha desiderio di approfondire e imparare, ma nulla di insormontabile. Fedora è all’avanguardia sulle novità in campo Linux, sul versante opposto alla famiglia Debian. Ottima scelta comunque. Ciao!
Ciao Dario.
Ci offri ancora una volta un’ottima guida.
Come é ormai una tradizione per me ed un esercizio di pazienza zen per te ho trovato una minuscola imprecisione
MX Linux offre systemd, ha addirittura un comodo strumento con interfaccia grafica per abilitarlo, anche se certamente non è abilitato per default.
Immagino che lo scopo principale della presenza di systemd sia di consentire l’uso di snapd e di snap packages agli utenti che lo desiderano.
Ritengo, opinione personale, che MX Linux insieme a LMDE siano le alternative migliori a Ubuntu: solide e amichevoli nei confronti dei nuovi utenti, basate su Debian.
Personalmente non trovo infatti molto logico decidere di installare una distro basata su Ubuntu come alternativa a Ubuntu stessa.
Grazie per la tua eccellente opera di divulgazione di Linux e del software libero.
Gabriele
Ciao Gabriele. L’empatia, il garbo e la sinteticità che ti contraddistinguono, mi hanno sempre ampliato gli orizzonti di pensiero e conoscenze. Sebbene nell’articolo e video sulle distro leggere io abbia testato ed elencato alcune valide opzioni su base Debian, restando nell’ambito di quelle adatte come prima distro a chi viene da altri sistemi, penso davvero che LMDE e MX siano davvero meritevoli. Non conoscendo il futuro di Ubuntu LTS i miei suggerimenti di Mint e Pop_OS! sono forse poco lungimiranti. Ma ancora credo che la presenza di Ubiquity e della maggiore semplicità nella gestione di driver e codec, pur senza Snap, possano rappresentare un passo semplificato per molte persone. Ma io stesso, non tanto per motivi ideologici né per fare numero, ma per le significative superiori prestazioni e reattività, ho deciso di lasciare Mint Cinnamon per LMDE 6. Grazie mille per gli apprezzamenti e ad una prossima occasione.
@Gabriele,
Eradicare “systemd” completamente come fanno con Devuan è un lavoro che il “team” (una persona?) di MX non è in grado di fare, quindi gli conviene lasciarlo al suo posto cosi non salta per aria nessuna dipendenza. Debian a suo tempo se ricordo bene aveva deciso per il compromesso di usare systemd ma lasciando la possibilità per chi lo desidera di adoperare altri “init”. La cosa funziona installando comunque “systemd” e tutti gli aggeggi collegati, per poi non usarli, cosi quando qualche pacchetto li cerca come dipendenza, li trova e rimane contento. MX potrebbe basarsi su Devuan ma a parte il lavoraccio inutile, la filosofia del progetto è di mettere quante più cose inutili dentro la distribuzione, quindi perché non metterci anche “systemd” e poi un coso per abilitarlo?
Mi sembra un tantino esagerato sostenere che MX è la migliore “alternativa” ad Ubuntu.
Se consideriamo la versione “base” che viene con XFCE, ha tutti i pregi e difetti di XFCE, un DE che era la alternativa snella a Gnome 2.x. Per me la migliore versione di MX è quella che viene con KDE. A quel punto però è difficile metterla a confronto con Ubuntu perché KDE Plasma è radicalmente diverso da Gnome 3.x e varianti. Oltre l’ovvietà che sono radicalmente differenti anche i programmi QT rispetto a quelli GTK, tradizionalmente.
Secondo me il difetto di MX come idea generale, a prescindere dal DE che usiamo, è che si pone palesemente con una filosofia “retro – legacy” che viene da Antix. E’ un approccio al “desktop linux” che è diventato inutile da quando la gente usa computer che hanno almeno un Celeron con quattro giga di RAM. Chi metterebbe “Conky” sul desktop se non un “boomer” come me che faceva le stesse cose trent’anni fa? Qualcuno ha provato i “tool” di MX per configurare “Conky”? A me è venuta voglia di cercare le fotografie della classe del liceo.
Secondo me Ubuntu si deve confrontare con cose simili, quindi Fedora o Opensuse.
Ciao Dario, rieccomi. Dopo avere provato anche tutte le versioni di Fedora (non ho testato i “sistemi immutabili”, menzionati da Loignavo, perchè mi rifiuto, piuttosto impiccatemi al primo albero) l’unica che mi è piaciuta è la spin Fedora Cinnamont. Ribadisco che l’unica versione di Fedora che mi piace è Cinnamont!!!!!! Che una volta settata con gli stessi temi e icone di LMDE6, che uso normalmente, le due distro sembrano due copie esatte!! Ma a questo punto potrei anche dire che con qualsiasi distro farei più o meno le stesse cose con le stesse applicazioni. Di conseguenza, a parità di prestazioni, un utilizzatore sceglie la distro che più gli piace, magari anche con certi compromessi. Mx Linux si vede che è per utenti avanzati……….ma l’interfaccia ed i temi non mi aggradano. Poi a questo punto facciamo una considerazione generale al di là che una distro sia aggiornata o meno, oppure abbia o meno l’utility per gestire la scheda grafica, o altre applicazioni utili ad un utente avanzato……..se non per addirittura per un amministratore di sistema. Quando compri un computer nuovo, come tutti, compri di fatto il sistema operativo Windows, quindi sul computer non c’è nulla a parte l’antivirus e office, che sono a pagamento. Quindi devi installarti i programmi, ed in Linux avviene la stessa cosa……..Tuttavia potrei dire che qualsiasi distro avessi tra le mani non è detto che certe app integrate in essa mi interessino, come del resto anche quelle dell’avanzato MX Linux. Che senso ha utilizzare l’utility per gestire la scheda grafica quando posso scaricare direttamente dal produttore del driver di Nvidia che mi dà un interfaccia con tutte le opzioni grafiche? Oppure un utility che serve “solo” a formattare una chiavetta USB? Oppure un programma di masterizzazione che non è certo il migliore per linux? O un gestore di files che non è il mio preferito e che forse è meglio di quello fornito dalla distro? Che senso ha scegliere una distro che non ti piace solo perchè è più “aggiornata” rispetto ad un’altra? …….Quando poi dai loro siti dello store dei produttori un qualsiasi utilizzatore potrebbe direttamente scaricare l’applicazione stessa allo stesso modo di Windows? Forse perchè non riteniamo sicuro il programma fornito da quel produttore? Se io scarico Libreoffice, o Audacity, all’ultimo grido di versione, in formato AppImage o Deb……….perchè non dovrebbe essere sicuro? I commenti in generale fatti mi sembrano un poco esagerati. Su LMDE6, che io a questo punto tengo come mia distro di riferimento, ho installato l’ultima versione dei driver Nvidia, un Kernel aggiornato, tutta una serie di applicazioni scaricate direttamente da chi la mette a disposizione senza la frapposizione dei repository che non sempre sono aggiornati. E quindi perchè devo avere l’ossessione di scegliere una distro blasonata perchè più “aggiornata” quando in realtà anche quest’ultima può fare delle politiche che non apprezzo molto sulle applicazioni presenti in essa? Tutta una spataffiata di discorso solo per dire che su LMDE posso utilizzare qualsiasi applicazione che userei tranquillamente anche con un’altra distro diversa. Inoltre le più blasonate applicazioni di Linux sono presenti anche in versione Mac e Windows…………Semmai, in Linux, ci sono moltissime applicazioni non professionali, ma nemmeno tanto casalinghe, semmai molte di scarsa importanza, per non dire inutili, e se non peggio dire che sono in versioni 0,40….0,90 che non hanno nemmeno raggiunto una minima versione matura e che ingrossano la platea delle app che appaiono di dubbio utilizzo. In aggiunta Linux ha delle applicazioni professionali anche a pagamento come l’interessante “Master PDF Editor”! Tutto per dire che in molti commenti ci siamo concentrati esageratamente sulla piattaforma Linux senza ammettere che poi alla fin fine le applicazioni sono in realtà quello che contano di più!!! Ma quelle valide che usiamo veramente si contano sulle dita di una mano, o al massimo due mani…non di più. Quindi, in conclusione, LMDE non sarà all’altezza di Fedora…….ma su LMDE farei più o meno le stesse cose che farei con Fedora…….Ciao Dario buona continuazione, grazie per la recensione delle distro e prendi il mio commento come focalizzato esclusivamente sui commenti inerenti ad essa.
Grazie Giovanni, grazie per la condivisione di esperienza, ho compreso perfettamente. Se ti trovi bene con CimmamonT, CimmanonT sia! 😂️
Preparati però ad interventi assai più sostanziosi del tuo. Ciao!
Buongiorno, bell’articolo e ottimi commenti, me lo sono salvato sul Pc :-). Una cosa però non capisco, quando dite che conviene installare Debian 12 da Netinstall, cosa intendete con la frase “dà meno problemi”? quali problemi si evitano, installandola in quel modo?
@Alessandro,
In un mondo ideale l’unico vantaggio della procedura “netinstall” è che scarica i pacchetti da Internet quindi quando hai finito l’installazione non devi aggiornare il sistema perché è già aggiornato.
Oggi per esempio ho fatto la stupidaggine di installare una macchina Fedora partendo dalla “live” e finita l’installazione ho dovuto scaricare ulteriore 1,2 giga di aggiornamento, che è una agonia.
Però nel mondo reale Debian è un tantino stramba e ha tre meccanismi diversi di installazione (testo, pseudo-grafica, Calamares), che partendo da supporti diversi (netinstall, completo, live) producono sistemi diversi, per esempio potrebbero mettere il firmware proprietario oppure no, potrebbero mettere certi componenti esotici come il calendario ebraico o il terminale tailandese oppure no, eccetera.
Non so dire quali siano le ragioni, se sia solo testing insufficiente o cosa, fatto sta che nella mia esperienza “netinstall” è la procedura più diretta ed indolore.
Indolore non significa “perfetta”, infatti a me Debian spara quattro errori appena si avvia, poi vomita tutto il listato dell’avvio e alla fine funziona. Ho controllato e gli errori sono di quelli che puoi ignorare, dipendono da un determinato kernel a cui non piace il firmware del mio computer. Ci si potrebbe domandare perché mi mostrano errori che posso ignorare e la risposta è “Debian”.
@Alessandro,
Avrei anche potuto scrivere “dai retta ad un cretino”.
Nel senso che il suggerimento di usare “netinstall” viene dalla esperienza di avere sbattuto il naso contro i risultati inaspettati degli altri supporti Debian.
Se vuoi, prova, magari con la tua configurazione hardware non succede niente, male che vada sbatti anche tu il naso, torni indietro e rifai.
Alessandro una c.d. net install, per le distribuzioni che lo prevedono, consiste in un file di poche centinaia di MB. Differisce dalle ISO c.d. Live che consentono l’uso del sistema e talvolta di programmi per la soluzione di problemi che possono tornare utili, anche via USB e prima dell’installazione.
Con una NET install hai solo il programma di installazione, ma la stessa chiavetta ti consente di installare il sistema con qualunque ambiente desktop sia disponibile con le singole ISO complete. Visto che scarichi tutto o quasi da internet, con la net install ti risparmi di scaricare anche centinaia di MB di dati per aggiornare una ISO Live con le modifiche apportate dal rilascio della stessa.
Io alla stable prefrisco la testing, l’ho usata per anni e non ho avuto problemi, magari qualche piccolo inconveniente quando esce la stable e
ricomincia lo sviluppo, ma nulla di bloccante.
Fedora mi piace, mi piace meno dover aggiornare ogni sei mesi e tanto meno che sia un lavoro di volontari fornito a basso (mantiene i loro server e c’è qualche ingeniere RH) costo a Red Hat.
Da provare come alternativa ””estrema”” è Slackware
Debian “Testing” ha un inconveniente dichiarato, cioè NON riceve gli aggiornamenti relativi alla “sicurezza”.
Poi il fatto che sia sufficientemente stabile per l’uso “normale” è opinabile, per esempio a me è capitato che si piantasse in maniera irrimediabile per delle dipendenze saltate e avrei dovuto aspettare che scendessero i pacchetti corretti da “Unstable”, mi dicevano da due settimane ad un mese. D’altra parte mi è capitato anche con Ubuntu, che non a caso è basata a sua volta su “Testing” e “Unstable”.
Alla fine per me è questione di “funziona oppure no”.
Fedora funziona meglio di qualsiasi “stage” di Debian, soprattutto se consideriamo il desktop.
Sono le piccole cose che fanno la differenza in termini di qualità, professionalità e quindi di tanta meno frustrazione.
Non esiste che dopo avere installato Debian, a parte gli errori inutili in avvio, io debba disinstallare I GIOCHI e non due o tre, non so nemmeno quanti siano, una decina.
La rottura di scatole con Fedora, perché non ci sono pasti gratis, è RPM Fusion.
Inoltre vorrei aggiungere anche un0ultima cosa………..andando su youtube per cercare di farsi un’idea delle recensioni delle varie versioni di Linux salta fuori che la maggior parte sono delle inutili copie e molte vengono definite “da evitare”. Basta vedere la classifica che ne fa questo Youtuber e vedere dove posiziona nelle recensioni Ubuntu e Fedora. E dove al contrario posiziona debian. Se uno non vuole guardare il filmato nella sua interezza basta che trascini lo slave alla fine e vede la classifica. Quindi alla fin fine: tutto è opinabile!!!!! E ognuno può dire ciò che vuole!!!!!
https://www.youtube.com/watch?v=KyADkmRVe0U
Non c’è nessuna “recensione” nel video, c’è una lista compilata sulla base di quanto le distribuzioni sono “astruse” o “ideologiche” e questo serve a solleticare un certo “elitismo snob” degli utenti “Linux” autistici.
Per fare una “recensione” si dovrebbe esaminare pregi e difetti di una distribuzione, usando determinati criteri di valutazione, per esempio quanto la distribuzione si presta a fornire un desktop per PC piuttosto che un server per la “virtualizzazione” o un altro tipo di impiego.
Le distribuzioni “maggiori” sono fondamentalmente equivalenti, fanno più o meno le stesse cose nello stesso modo. Quindi se si considera Ubuntu la si deve confrontare con Fedora o Opensuse perché sono nello stesso insieme.
Le distribuzioni “minori” sono di due tipi, quelle come MX che sono abbastanza “generiche” ma alla fine sono il passatempo di una persona, con tutti i pro e i contro e poi ci sono quelle che sono pensate per un ambito e/o impiego particolare, tipo: “Alpine Linux is a community developed operating system designed for routers, firewalls, VPNs, VoIP boxes, containers, and servers”.
Dovrebbe essere ovvio che non si può confrontare il lavoro di una persona con quello di decine, centinaia o migliaia di persone, cosi come non si può confrontare un “desktop” con un “router”.
Debian fa eccezione perché è una via di mezzo. E’ una distribuzione con dietro abbastanza gente da essere “maggiore” ma siccome non dipende da una azienda ma solo da volontari, alla fine è sempre il passatempo, invece che di uno, di molti. Diciamo che è una simpatica confusione, secondo antica tradizione dello sviluppo come un “bazar”.
Bisogna poi che ci capiamo su un punto fondamentale.
Le distribuzioni “derivate” non possono esistere senza la distribuzione “madre” da cui dipendono.
Quindi Mint non esiste senza Ubuntu o senza Debian.
Ancora, in una ipotetica “recensione” non ha senso confrontare Ubuntu con Mint, in quel caso sarebbe meglio confrontare il desktop “Gnome” modificato di Ubuntu contro il desktop “Cinnamon” di Mint, le ragioni dietro uno e l’altro e i relativi pro e contro.
Infine, Arch o Gentoo.
Se uno mi dice “comunque io uso Arch” non sono portato alla ammirazione ma a concludere che se non hai delle ragioni didattiche e/o professionali per fare le cose a manina si vede che sei uno che non ha altro da fare tutto il giorno che modificare file di testo, digitare nel terminale e compilare sorgenti.
Per carità, niente di male, c’è gente che va in trasferta per tifare una squadra di calcio, altri costruiscono modellini di velieri, i vecchietti passano ore a guardare i cantieri, eccetera, ci si riempe la giornata. Io vado in moto ma mica ho l’officina in casa, per la manutenzione vado dal meccanico, perché non avrebbe senso che io mi dotassi della stessa attrezzatura e delle competenze del meccanico solo per potere andare in moto da qui a li.
Ciao Dario,
è sempre la stessa storia: la remunerazione è la rovina di qualsiasi cosa.
Ti diranno: senza entrate le cose non si possono fare. Questa è una circuizione perpetrata da chi vuole la tua legitimazione.
Se un progetto è libero è pure libero da mire successive di guadagno: se nasci libero dubito che vuoi vivere schiavo, la libertà è una condizione che baratti solo con la morte (cit. filosofica).
le alternative, concordo con te , per fortuna esistono nel mondo linux
Saluti
@Mario
Mi daresti una definizione di “mondo linux”?
Cioè, fai un po’ il conto di cosa rimane di quel “mondo” se togli tutte le cose che dipendono dalla “remunerazione”.
Per esempio, Linus Torvalds lavora sul kernel per conto de Open Source Development Lab (cit Wikipedia), “un progetto di ricerca finanziato da industrie che hanno fondato parte del proprio business su GNU/Linux, come Computer Associates, Fujitsu, Hitachi, Hewlett-Packard, IBM, Intel, NEC”.
Ciao Mario, se intendi che il profitto e bilanci in attivo da presentare agli azionisti, rovinano lo spirito con cui l’integrazione il kernel e i programmi GNU hanno dato vita al nostro mondo, sono molto d’accordo. Un piacere usare programmi che vengono da chi li realizza per il proprio uso e poi li mette a disposizione. Sono la maggior parte dei piccoli progetti che popolano GitHub e altri archivi di codice aperto. Ma contano sul tempo libero di professionisti da cui non sempre si può pretendere gratuità, specie nei progetti più grandi e impegnativi.
Nel filmato che ho postato quel youtuber aveva 400 Mila follower…………non aveva….. aimeh noi….. i followers di loignago che non so quanti sono……in pratica nell’ideologia linux, quello youtuber, metteva Debian come al vertice della classifica, citava Linux Mint nelle distro da principianti, citava delle liste di versioni “leggere” cioè per computer con poche risorse, delle distro indirizzate all’utilizzo commerciale………ed infine una serie di distro poco significative, inutili se non copie di copie di altre distro. Ma metteva nel calderone delle versioni di Linux proprio Ubuntu e Fedora proprio perchè “sataniche” per le loro politiche che non rispecchierebbero l’ideologia del sistema open source originaria di LInux. Ed il perchè anche Fedora basta vedere il link sotto (stavolta in italiano)
https://www.linuxadictos.com/it/in-fedora-stanno-valutando-la-possibilit%C3%A0-di-abilitare-la-telemetria.html
Ubuntu se vi ricordate in passato aveva introdotto un meccanismo di controllo delle query e implementato l’integrazione di Amazon per ragioni commerciali nel sistema operativo. Raccoglieva dati e una pseudo telemetria e la inviava ad Amazon. E ti trovavi magari sul tuo telefonino che Amazon aveva notato che tu cercavi un tal prodotto e lui di consigliava questo con una e-mai che ti inviava. O te la faceva notare quando accedevi a Amazon. Una pratica commerciale sgradita proprio su un sistema operatico open source come Linux. Ed inoltre se andavi su info di Ubuntu pubblicizzava la sua versione “professionale”. Installato sul mio computer Ubuntu produceva tutta una serie di errori dovuti a continui aggiornamenti……..peccato che alcuni mandavano in tilt il sistema operativo e si apriva una finestra in modo anomalo dove inviava a canonical: il tipo di errore in esadecimale, il nome dell’applicazione, i dati del sistema operativo in uso etc……….e che io inviavo poi a canonical. Alla faccia del sistema operativo Linux “unstable” con i continui aggiornamenti e con l’idea di toglierlo e mettere una distro di Linux stabile…..e vivibile!!!!
Per quanto riguarda fedora, che ho provato, è inutile che qualcuno mi proponga che in futuro avrà il massimo dell’ambiente Gnome versione 60 quando a molti questo ambiente non piace. Di tutte le versioni di Fedora, tranne i sistemi immutabili, che ho provato, di sicuro non mi piace Workstation….ma come ho detto è carina la KDE, ma l’unica che mi piace la versione cinnamont (uguale precisa e spaccata a LMDE come ambiente desktop). Ma il problema è un’altro: fedora veniva messo nel bidone delle versioni “indiavolate” dallo youtuber perchè fa una politica come Ubuntu….. tant’è che vuole introdurre la telemetria nelle proprie future versioni della di Fedora Workstation. In realtà non sarebbe una cattiva cosa se lo facesse una distro con dei volontari come Debian. Il problema che lo fa una versione anche “commerciale” di Linux e molti della comunità di Linux hanno obbiettato in sfavore.
Sapendo che la comunità Linux sarebbe contraria all’introduzione della telemetria in Fedora…..la stessa Fedora un pò preoccupata sapendo che non è certo la platea di Windows la vorrebbe mettere come “default” già attivata……e l’utente dovrebbe disattivarla. Ribadisco che anche su Windows 11 io ho disattivato per prima cosa la telemetria. Ma se qualcuno pensa che disattivando la telemetria di Windows, Microsoft non raccolga dati personali vi sbagliate di grosso!!! Per disattivare completamente l’invio di dati occorrono delle utility che disattivano almeno 30 voci nel menu’ di sistema e cancellano almeno 30 variabili nell'”entry registry” di sistema.
Ma Windows essendo un OS commerciale fa quello che vuole, tanto il computer nuovo ce l’ha di fabbrica, il sistema operativo lo paghi ed è quello e te lo tieni. Ma la mia domanda è, visto la classifica che ha fatto lo youtuber sulle distro in generale e considerando un utente come me che proviene da Windows e vuole abbracciare la filosofia Linux fino a che punto può accettare che una società prenda un OS aperto per propri fini commerciali che tanto ha una platea di utilizzatori che si prestano da “cavie ” per migliorare i prodotti di Fedora? Ribadisco che è una stupidaggine l’introduzione di meccanismi di controllo con raccolta di dati se serve a migliorare un prodotto, molti lo fanno, ma non vorrei che in futuro rimanesse una comunità striminzita di volontari, neanche pagati, a portare avanti la filosofia di Linux……………e dall’altra parte delle società, come Fedora e Ubuntu, che furbescamente cominciano ad introdurre delle pratiche che loro definiscono trasparenti ma………….che pongono dei meccanismi comportamentali in futuro dello stile “Microsoft”.
Ciao a tutti,
non voglio fare proseliti perchè l’ego (edonismo) non mi appartiene .
Dico che se un progetto nasce libero (senza remurazione), secondo me, ed in futuro per sopravvivere deve scendere a compromessi (deve foraggiarlo uno che ha interesse venale) deve morire (quel progetto): poichè, nasce con uno scopo preciso (essere libero).
spero di essere meno ermetico?!
L’ alternativa è cambiare os: quello meno spudorato e settabile per farlo diventare meno spudorabile
saluti a tutti
Ciao Mario, allora siamo spacciati da tempo!
Dai un’occhiata a chi sta dietro allo sviluppo del kernel. Basta fermarsi ai membri Platinum e Gold della Fondazione
E si Dario……….siamo davvero spacciati da tempo!!!!! Infatti era passata inosservata anche quando Microsoft diventava “socio” della Linux Members Fundation.
https://www.miamammausalinux.org/2016/11/microsoft-diventa-platinum-member-della-linuxfoundation/
In linea di principio non sarebbe neanche una cattiva idea se partecipassero alla Linux Fundation i produttori di computer, hardware e drivers nel mondo, perchè Linux per diffondersi sempre di più ha bisogno anche di loro!!!!!!. Il perchè semmai “Microsoft” che tramite la bocca di Bill Gates definì in passato Linux come un “cancro informatico da estirpare”!!!!! Chiamalo stupido………se un probabile concorrente non lo puoi eliminare perchè come uomo più ricco nel mondo non ci puoi mettere le mani sopra? Sembra una cosa strana?
Blog e canale sono nati nel 2020 e ne parlai subito nel confronto tra Linux e Windows, poi l’anno scorso a proposito dell’acquisizione di GitHub da parte di Microsoft (il sito dei progetti open con la I maiuscola) oltre di recente nell’articolo su Snap che hai già letto e commentato. Devi perdonarmi la rimozione del tuo paragone politico dal tuo commento 🙁
Ciao Dario…nessun problema sulla censura del testo……il mio commento era in generale mirato a mettere in evidenza alcuni aspetti dei commenti in generale. Uno si chiede cos’è il mondo Linux? Probabilmente Dario……forse….. io non ti ho seguito in passato, ma non mi è passato inosservata la vicenda di Libreoffice, cioè il fiore all’occhiello della suite d’ufficio di LInux. Con Oracle che deteneva il pacchetto ed alcuni sviluppatori con la paura che Oracle potesse porre fine al suo sviluppo di open source e magari farla a pagamento. Quindi successe che molti , come dice qualcuno, developers e mainteners rimasero con la società, magari stipendiati da essa,…..altri invece si opposero e continuarono il destino di open souce con il codice sorgente aperto a tutti e tutti potevano contribuire a svilupparlo.
Oggi dobbiamo dire “grazie” a questi ultimi che testardamente portarono avanti un progetto libero ed abbiamo questa suite d’ufficio gratis. Certo che comunque tutti questi volontari devono essere sostenuti e infatti nei siti chi vuole donare qualcosa è ben accetto….ed è anche giusto gratificare delle persone per portare avanti un progetto libero. A differenza da Microsoft che quando acquisti un computer e automaticamente accedi al server Microsoft degli aggiornamenti rileva che utilizzi il suo “softtware” e con una e-mail ti informa di leggere il contratto…….se ti va bene è quello, altrimenti ti invita a chiudere l’account. E comunque Windows 11 l’hai pagato col computer acquistato. Questa è la definizione pragmatica del “mondo linux” aperto, con i sorgenti, che tutti possono contribuire…………ed il mondo “Microsoft” che ti dice io sono il proprietario del software, non ti mostro nulla del codice e devi accettare le condizioni…..punto e basta. Se nella Linux Fondation ci sono società che eticamente non dovrebbero esserci, come Microsoft e la stessa Oracle che voleva rendere a pagamento Open Office, non mi rende molto tranquillo. L’importante che nel complesso la Linux Fundation abbia la maggioranza di aderenti al concetto di Libertà e chiarezza del sistema operativo avendo una voce più grossa rispetto a quelli che vorrebbero un sistema operativo più “commerciale”. Ed inoltre, ma è solo una mia convinzione e prendetela come tale, come utenti di Linux dovremmo scegliere le versioni più “libere” e non di società che prendono i sorgenti e si fanno la loro distro anche per scopi commerciali e poi magari ti dicono che in futuro la loro distro non darà alcuna informazione sul codice che essa contiene.
Caro Giovanni, elenchi le ragioni per cui ho mollato del tutto Windows anni fa e anche io, con sempre maggiore consapevolezza, cerco di orientare sempre di più le mie scelte verso la libertà. Ma il mio cammino è ancora lungo…. Grazie, ciao.
ciao,
quando anche con un settaggio forte la musica non cambia allora istallero una copia datata che ho da parte, anche se cio’ non servisse spegnero il computer e adottero i segnali di fumo 🙂
“Libero” nel nostro caso significa il contrario, cioè significa che ci viene trasferita la piena proprietà del software. Infatti non abbiamo solo la facoltà di usarne una singola copia, possiamo farci quello che vogliamo purché a nostra volta ne trasferiamo la piena proprietà se lo cediamo ad altri.
“Proprietario” significa che il proprietario è un altro e noi siamo solo utenti/utilizzatori della singola copia, vincolati anche dalle modalità d’uso concordate nel contratto.
Teniamo presente una cosa che dovrebbe essere ovvia.
Che ci venga trasferito il pieno possesso del software non significa che chi lo scrive lo debba regalare, cioè darcelo “gratis”. Da cui la famosa e ricorrente precisazione sul significato della parola inglese “free”. Perché non ci sono pasti gratis.
Questo significa che per esistere il “software libero” ha bisogno di un “modello di business” funzionante, per cui chi scrive il codice venga pagato per il suo lavoro.
Per quello che mi risulta ci sono tre opzioni, le donazioni filantropiche, che escluderei, i contributi di aziende che usano “Linux” per vendere altri prodotti e servizi (es. Intel, IBM, Oracle), i contributi di aziende che vendono prodotti e servizi “Linux” (es. Redhat, Suse, Canonical).
Allo stato attuale possiamo dire che il desktop del livello “home” e “small business” è finanziato dalle medie e grandi aziende che sottoscrivono contratti di fornitura con le aziende sopracitate, le quali finanziano “Linux”.
In aggiunta potrebbe illuminarci cosa sta succedendo in questi ultimi giorni sul caso OpenAI, notizia da telegiornale RAI, una società nata per promuovere l’intelligenza artificiale Open col fine di “no profit” che controlli il corretto utilizzo dei suoi algoritmi in modo che non vengano utilizzati contro l’utente e il cittadino. E nello stesso tempo Microsoft sta sviluppando la stessa tecnologia AI che sarà implementata forse nel nuovo Windows 12 con interessi commerciali enormi.
https://www.corriere.it/tecnologia/23_novembre_20/altman-primo-caduto-nella-battaglia-per-openai-l-illusione-di-un-intelligenza-per-tutti-a36d1607-9360-42bf-a60c-6df8fe7a3xlk.shtml
La notizia è che 700 dipendenti, tra sviluppatori e ricercatori, minacciano di passare da una società di Intelligenza Artificiale “no profit” fondata, come si dichiara essa stessa, per il beneficio esclusivo dei cittadini nel mondo e verificare che venga applicata con equità e trasparenza…………. ebbene……….per passare alle dipendenze di Microsoft. E con attriti tra il Comitato di Amministrazione ed i suoi dipendenti collusi di mettere il piede tra due scarpe………….ed i dipendenti che a quanto pare, vedremo gli sviluppi, della società no profit gliene frega poco visto che un informatico potrebbe avere anche interessi a non mettersi contro Microsoft che potrebbe anche offrirgli in un giorno futuro un posto di lavoro sicuro.
Grazie Giovanni, sembra proprio in tema e che oggi non si parli di altro! Quella che sembra la premessa di Matrix, di Hal 9001 di Kubrick (o meglio Arthur Clarke) la stiamo vivendo oggi.