Adwaita, Flatpak e il futuro di Linux Mint

Adwaita, Flatpak e il futuro di Linux Mint sono i temi chiave del post mensile di fine aprile 2024 di Clement Lefebvre, fondatore e capo del progetto Linux Mint. Una nuova pietra miliare per l'identità e la missione del sistema operativo. Presa di posizione contro presunte limitazioni imposte da altri progetti open-source cui Mint si affida. Come sempre, il vincitore è l'utente di Linux Mint.

Adwaita, Flatpak e il futuro di Linux Mint

Lo si intuisce già dalla inconsueta lunghezza dell'articolo nel blog ufficiale di Mint che il post di fine aprile 2024 non è comune.

Vi è una netta presa di posizione, simile a quella legata all'abbandono dell'ambiente desktop KDE Plasma per Linux Mint. Causata dall'impossibilità di rendere compatibili con esso le applicazioni specifiche di Linux Mint. Le XApps, progettate da Linux Mint per funzionare non solo su Mint ma ovunque, senza dipendere da uno specifico sistema operativo o ambiente desktop.

Più di recente, dello stesso tenore, la durissima critica contro l'inganno del formato Snap proposto da Ubuntu, bandito da Linux Mint dalla versione 20 in poi.

Il cuore del post di maggio 2024 nel blog di Linux Mint

Nel post di aprile 2024 Lefebvre oltre a fornire nuove informazioni sullo sviluppo di Linux Mint 22, rivolge una critica contro presunte chiusure di alcuni progetti open-source tra cui GNOME e in particolare Adwaita.

Scende in dettagli tecnici per farlo e cercheremo di chiarirli quanto basta a comprendere la critica, la presa di posizione, l'apertura ad altri team ed il futuro stesso di Linux Mint.

Adwaita e Linux Mint 22  su YouTube
Guarda il video su YouTube

Premesse su GNOME, GTK e adwaita

Il pomo della discordia va fatto forse risalire alle librerie GTK, riconducibili al progetto GNOME. Le librerie sono collezioni di funzioni riutilizzabili destinate alla creazione di interfacce utente. Quelle GTK sono usate dagli ambienti desktop GNOME, Mate, Cinnamon, Xfce ed altri.

Adwaita è invece il nome del linguaggio di progettazione dell'ambiente desktop GNOME e anche il suo tema predefinito. Dal 2021, il progetto GNOME ha deciso di spostare i componenti grafici in una nuova e differente libreria chiamata libAdwaita. Ciò ha permesso di risolvere numerosi problemi fondamentali con GTK che anche GNOME utilizza per costruire il suo ambiente desktop.

Difficoltà con i temi di GNOME e GTK4
Parte della comunità contro le chiusure di GNOME e GTK4

Sfortunatamente, l'annuncio ha anche portato a una significativa reazione della comunità. Non pare aver davvero rallentato l’adozione di Libadwaita, ma sembra che alcuni utenti stiano iniziando a boicottare GNOME.

Tutto ciò deriva da un cambiamento chiave in Libadwaita: l'impossibilità di modificarne l'aspetto. Il problema come utente è che se hai preinstallata o installi un'app che ha Libadwaita come dipendenza, cioè tra i requisiti per funzionare, come succede per la maggior parte di quelle GNOME, dovrai usarla con il tema predefinito di Adwaita. Nessuna opzione per passare a un tema diverso. Il risultato finale è che le tue preferenze sul tema verranno ignorate.

Insomma, utilizzare oggi una pur valida applicazione tra quelle aggiornate del progetto GNOME, in un sistema operativo che non adotta tale ambiente desktop, risulta limitativo. L'applicazione appare del tutto fuori luogo per il suo aspetto. A meno di non ricompilare dal codice sorgente la libreria ad ogni variazione del tema. Alcuni utenti ritengono questo un tentativo da parte di GNOME di bloccare il loro ecosistema di app. Tuttavia, da GNOME sostengono che i temi di terze parti riducono la qualità delle applicazioni.

XApp deve essere indipendente

Ma procediamo con l'ordine del post del boss di Linux Mint. Che si apre proprio con una rinnovata dichiarazione di intenti legata al progetto XApps. Così sono chiamate le principali applicazioni tipiche di Linux Mint.

Ci dice Lefebvre: "Linux Mint è il più grande consumatore di applicazioni XApp, ma la ragione per cui XApp è stata creata, come progetto, era quella di far funzionare queste applicazioni ovunque e per tutti. Ogni volta che è stato avviato lo sviluppo di una nuova applicazione XApp, l'obiettivo era specificamente NON renderla specifica per Linux Mint e / o Cinnamon.

In un momento in cui le applicazioni GNOME sono sempre meno progettate per funzionare altrove rispetto a GNOME, un progetto come XApp è estremamente importante. ... Molte XApp sono disponibili in altre distribuzioni (Debian, Ubuntu, Fedora, Arch, ecc.) ma pochissime distribuzioni effettivamente ne fanno uso".

Lefebvre pubblica uno screenshot di Xubuntu 24.04. Tale sistema operativo, a causa della riorganizzazione delle GTK e di LibAdwaita, è stato costretto a sostituire diverse applicazioni, prese in passato da GNOME, con altre che non presentano gli stessi problemi.

App GTK4 senza tema fuori da GNOME
App GTK4 senza tema fuori da GNOME

Ma Lefebvre assolve Xubuntu e anzi dichiara che la situazione è anche colpa di Linux Mint. "Ora, perché è in parte colpa nostra? Perché non abbiamo mai bussato alla porta di Xfce e/o abbiamo lavorato con loro. Hanno gli stessi problemi di noi, come MATE, come Budgie, come molti altri desktop.."

Abbiamo creato Xapps perché ne avevamo bisogno in Mint, in Cinnamon. Non volevamo creare app Cinnamon, quindi abbiamo creato app “Linux” che funzionano “ovunque”. Questo è stato sufficiente per noi, ma non è stato sufficiente per Xubuntu o altri desktop. Dal loro punto di vista hanno visto Linux Mint fare qualcosa nel loro angolino e distribuirne il codice, o peggio ancora non hanno visto nulla.

Ed ecco l'apertura in senso collaborativo di Lefebvre sul progetto XApps: "Ciò che sarebbe dovuto accadere idealmente sarebbe stata una maggiore comunicazione e un progetto XApp indipendente, non ospitato o gestito da Linux Mint, ma da persone provenienti da vari desktop e/o distribuzioni. XApp dovrebbe essere una propria organizzazione, con i propri repository github, chat room, sito web, ecc. Dovrebbe essere uno spazio che faciliti la collaborazione, la compatibilità e lo sviluppo di applicazioni che funzionano ovunque, non solo le app necessarie o mantenute da noi.

Se vogliamo che altri sviluppatori e altri progetti lavorino insieme su software compatibili e soluzioni comuni, abbiamo bisogno di uno spazio come XApp. Ma questo spazio deve essere indipendente da qualsiasi ambiente grafico e da qualsiasi distribuzione per tutti per sentirsi uguali e sentirsi i benvenuti. Non solo sulla carta, ma in generale, nelle discussioni, nell'emancipazione e nel processo decisionale. Xapp è su Matrix all'indirizzo https://matrix.to//-xapp:matrix.org. Tutti sono benvenuti.

Tutti contro GNOME

Il responsabile di Linux Mint non è il primo ad affrontare in senso critico il tema dell'evoluzione di GNOME e del suo ecosistema. Che anzi, l'ambiente grafico Cinnamon, fu concepito proprio come alternativa all'evoluzione di GNOME e più in particolare delle librerie GTK.

Una posizione simile, negli ultimi anni, è stata presa da Pop_OS! per il suo Cosmic desktop, dopo uno scambio pubblico di pesanti critiche con Adrien Plazas del team del progetto GNOME.

Secondo Joshua Strobl, responsabile del desktop Budgie usato dalla distribuzione Solus e dall'omonima edizione di Ubuntu: "...quando un ingegnere di System76 ha proposto miglioramenti al meccanismo di cambio colore di libadwaita, questi miglioramenti sono stati respinti sulla base del fatto che ad alcuni sviluppatori di GNOME non piacevano le opinioni espresse dall'ingegnere sui social media".

Fondamentalmente, Libadwaita è pensata per essere una versione specifica per GNOME della versione 4 di GTK, con il progetto GNOME in pieno controllo dell'aspetto delle app. Essa prevede un gran numero di funzionalità che aiutano enormemente gli sviluppatori.

Alcuni sviluppatori critici nei confronti di GNOME ci vedono però un intento specifico, una sorta di gelosia, volta ad ostacolare la diffusione delle sue novità in ambienti desktop differenti.

Il boss di Mint su adwaita

Insomma, Lefebvre titola un paragrafo del sostanzioso post "libAdwaita è solo per GNOME". E incalza:

"Non importa cosa succede a monte, faremo sempre del nostro meglio per rendere ogni versione di Linux Mint un'esperienza migliore di quella che hai già. Le applicazioni saranno native e sembreranno native. Esse si integreranno bene. Se ti lasciamo scegliere un tema desktop, TUTTE le applicazioni installate lo supporteranno.

Se un'applicazione non supporta Cinnamon, non possiamo rilasciarla nella nostra edizione Cinnamon. Lo stesso vale per MATE e Xfce. Sarebbe completamente inaccettabile per noi rilasciare con un’applicazione che utilizza i propri controlli delle finestre e non segue il tema del sistema. Guardandolo a lungo termine, non vogliamo nemmeno che le nostre app siano progettate da persone che non hanno alcuna considerazione per ciò che è importante per noi e le cui decisioni sono motivate da un desktop che non usiamo nemmeno".

Clem mostra l'aspetto di FileRoller, l'applicazione dotata di finestre per la gestione di archivi compressi di tutti i tipi.

"Questo è File Roller 3.42. Questa applicazione è sempre stata etichettata come “per GNOME”, ma si è integrata bene in qualsiasi desktop GTK. Con File Roller 44 questo non è più il caso. Non è fatta per MATE, Cinnamon o Xfce e si vede davvero. Passando a GTK4/libAdwaita questa app è diventata davvero un’app GNOME, un’app che sembra specificamente progettata per GNOME e nient’altro".

Cosa faremo in Linux Mint 22?

Il boss di Mint quindi prospetta alcune possibilità tecniche di intervento per affrontare la nuova situazione con Mint 22 e per il futuro. Complicate e non sostenibili nel lungo termine:

"Potremmo fare come Ubuntu 24.04. Forniscono un prodotto finito con un alto livello di integrazione. Il modo in cui lo fanno è modificare libAdwaita per sostenere il loro tema: Yaru. Potremmo fare lo stesso con il nostro tema Mint-Y. Farebbe sembrare tutte le applicazioni GNOME appartenere a Linux Mint, ma dovremmo rimuovere la selezione dei temi, dal momento che funzionerebbe solo con Mint-Y. A lungo termine non risolverebbe nemmeno il problema principale: queste applicazioni sono progettate per un desktop sempre più diverso dal nostro di giorno in giorno. Non è solo una questione di temi o di look. Oggi queste app stanno perdendo barre dei menu, temi, domani potrebbero non avere alcun pulsante per la minimizzazione o nulla che GNOME non usi".

Una soluzione, secondo Lefebvre potrebbe essere quella di effettuare un fork delle applicazioni interessate dal passaggio al nuovo assetto di GTK4. Ovvero prenderne i codici sorgenti e cominciare a svilupparne e mantenerne una versione alternativa, che non ricorra al meccanismo incriminato. Ma che non è il momento adatto in vista del rilascio di una nuova versione c.d. "maggiore" del sistema con Mint 22 in estate.

Ci spiega quindi che con Mint 22 il tema grafico Adwaita sarà rimosso. Anche il visualizzatore di caratteri GNOME Font Viewer sarà rimosso e alcune applicazioni saranno rese compatibili con la libreria GTK3 invece della 4:

App GTK3 in Linux Mint 22
App GTK3 in Linux Mint 22

"Calcolatrice, il riproduttore multimediale Celluloid, il programma per le scansioni (Simple Scan ), quello per l'analisi dello spazio su disco (Baobab) il monitor di sistema, il calendario, il gestore archivi (File Roller) e Zenity Queste applicazioni saranno molto probabilmente "forkate" nel prossimo futuro, ad eccezione di Zenity che probabilmente smetteremo di usare del tutto".

E conclude l'intervento sul tema con un nuovo messaggio di intenti per il futuro di Linux Mint e dei suoi utenti:

"LibAdwaita è per GNOME e solo per esso. Non possiamo incolpare GNOME per questo, sono stati molto chiari su di esso fin dall'inizio. È stato realizzato appositamente per GNOME per avere più libertà e costruire il proprio ecosistema senza influenzare GTK.

Vogliamo inviare un segnale forte a monte e verso altri progetti. Non possiamo e non supporteremo le applicazioni che non supportano i nostri utenti e relativi ambienti grafici. Non possiamo promuovere applicazioni per i nostri utenti che non supportano i nostri utenti. Il gestore del software sarà vigile verso questo in futuro..."

Stretta sui flatpak non verificati

Malgrado l'importanza del tema, non si può sottovalutare la rilevanza di un'altra questione che il post di aprile 2024 nel blog di Mint propone. E si tratta di un'altra importante novità di Mint 22 quanto alla sicurezza, in ragione dell'integrazione del formato alternativo di programmi flatpak. Leggiamo:

"In Linux Mint è sicuro aprire il Software Manager e installare Google Chrome? - Sì? - No? Beh, dipende, e non ha nulla a che fare con quanto ti fidi di Linux Mint, o Google. Devi fidarti di refi64 perché non sono né Mint né Google ad aggiornare il Flatpak per Chrome, è qualcuno che si chiama "refi64" su Internet. Ora, si dà il caso che refi64 sia un ottimo sviluppatore. Il problema non è refi64. Il problema è che tra i 6 milioni di persone che hanno installato il suo Flatpak, pochissime persone sanno chi è refi64.

In Flathub, un'app verificata è un'app pubblicata dal suo sviluppatore originale o da una terza parte approvata dallo sviluppatore. Chrome è pubblicato da refi64 ed è quindi “non verificata”. Al momento, il 42% dei Flatpaks sono stati verificati da Flathub. Lo store sta attivamente cercando di verificare le app, soprattutto ora dopo la storia di XZ e il malware più volte iniettato nello Snap Store.

Questo è Chrome nel Gestore Applicazioni di Linux Mint: Non c'è alcuna menzione di refi64 qui. La situazione online sul sito Flathub è un po 'meglio: L'app è mostrata come "Non verificata", ma devi ancora scavare per trovare chi la sta mantenendo. Siamo stati fortunati finora. Dobbiamo davvero agire:

Google Chrome ha un flatpak non verificato
Google Chrome ha un flatpak non verificato

Aggiorneremo il Software Manager per non mostrare i Flatpak non verificati per impostazione predefinita. Quando vengono mostrate, le app non verificate avranno un punteggio di 0. Il punteggio può aiutare un utente a costruire la fiducia verso l'applicazione, ma il problema qui non è l'applicazione, è il fatto che i manutentori non sono quelli che la gente crede che siano. Quando mostrate, le app non verificate saranno chiaramente contrassegnate come non verificate. Potrebbe non essere una decisione popolare, ma pensiamo che sia molto importante.

Nel momento in cui il malware colpisse Flathub, speriamo che queste misure e le misure adottate da Flathub riducano al minimo il numero di utenti esposti e aumentino la consapevolezza dei rischi.

Nel caso di XZ, il manutentore avrebbe dovuto essere “verificato”. Il malware in XZ ha colpito Debian Sid (la versione non stabile, n.d.r.) ma non è mai entrato in Debian Stable, o Ubuntu LTS o Linux Mint".

Questo ci porta al recente clamore suscitato dalla falla scoperta in un componente software di Linux, con una mossa molto ben orchestrata a minare le basi dello sviluppo collaborativo di software. Prosegue Lefebvre:

"A differenza della base Debian che richiede mesi o addirittura anni per venire stabilizzata e arrivare a te, un Flatpak aggiornato dal suo manutentore può raggiungere milioni di utenti quasi istantaneamente. Noi consigliamo aggiornamenti automatici, anche per motivi di sicurezza. Quando si tratta di Flatpak il rischio non è preso solo al momento dell'installazione, è preso con ogni aggiornamento, in un momento in cui potresti anche non pensare a Flatpaks. Questo è più rischioso dello scenario in cui utenti Windows scaricano software da siti web casuali. Perché è il Gestore Aggiornamenti a supportarlo.

Devi davvero fidarti quando scarichi il tuo software e nel nostro Software Manager, non ti mostriamo le informazioni di cui hai bisogno per prendere decisioni informate. Ci ritorneremo al più presto. Grazie per la vostra attenzione su questo importante argomento.

Il post si conclude con una nota di modifica. Traduco:

"Edit: Refi64 non era a conoscenza del fatto che la sua identità fosse pubblicamente disponibile e ha chiesto che il suo vero nome non fosse pubblicato. Questo articolo è stato modificato per rimuoverlo".

L'attesa per Mint 22 e le altre novità

Ricapitolando, il team di Linux Mint dimostra, ancora una volta, indipendenza e onestà intellettuale tali da non sottomettere l'interesse dei propri utenti ad alcune logiche non proprio apprezzabili che si stanno facendo ultimamente strada nello sviluppo di progetti open-source. Lo fa forte dei quasi 20 anni di enorme popolarità del suo sistema operativo, dell'affetto e del contributo di tutti i suoi utenti e di alcune sponsorizzazioni.

È mio parere che certe questioni, come l'abbondanza di scelta di sistemi o ambienti grafici con cui interagire con Linux, oltre a rappresentarne in un certo la forza, a favore degli utenti già smaliziati con Linux, presti il fianco a quella eccessiva frammentazione che impedisce al pinguino di affermarsi e sbaragliare la concorrenza non solo in ambito server e cloud ma anche sulle scrivanie di utenti comuni.

Siamo in prossimità della scadenza biennale che nelle estati degli anni pari, vede il team impegnato nel rilascio di una versione completamente rinnovata del sistema operativo. Come sempre, per vedere Mint 22 non abbiamo una data. Alcune volte Lefebvre si è sbilanciato e poi alcuni intoppi hanno indotto il team a posticiparne il rilascio. Del resto Linux Mint è una distribuzione lenta, stabile e cauta, quindi i suoi utenti non dovrebbero strapparsi i capelli per l'attesa.

Altre novità, forse meno eclatanti di quelle citate oggi, attendono gli utenti di Linux Mint 22. Se ritieni che potrebbero interessarti anche prima di una mia recensione del sistema operativo dopo il rilascio stabile, fammelo sapere. Ci tengo anche al tuo parere sugli aspetti dell'articolo, se ne hai uno.

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19 commenti su “Adwaita, Flatpak e il futuro di Linux Mint”

  1. Stavolta non riesco proprio ad essere d’accordo con Linux Mint.
    Senza nulla togliere a Chinnamon, XFCE, XApp, ecc., se guardo lo screenshot sopra, l’app fuori luogo con la scritta “24.04” mi sembra quella a destra.
    Che poi gli sviluppatori Gnome non siano sempre simpatici siamo tutti d’accordo ma LibAdwaita è una benedizione per gli sviluppatori di app e gli sviluppatori sono spesso i primi a chiedere che non vengano usati temi, con tutti i problemi che ne derivano.
    Chiaramente è solo una mia opinione.

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    • Ma io ti ringrazio Lorenzo! Non influenzare lo sviluppo di GTK come dice Adrien Plazas è un enorme vantaggio. Li ho rapidamente citati ma ci sono i link!

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    • …”l’app fuori luogo con la scritta “24.04” mi sembra quella a destra.”

      e invece ti sbagli di grosso caro Lorenzo, perche stiamo parlando di Xubuntu e quella a destra e’ un app in tipico stile xubuntu (greybird se non sbaglio), menter quella a sinistra e’ gnome: come non riconoscerla?

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  2. Personalmente ho sempre guardato con occhio critico i fork, perché secondo me ha più senso unire gli sforzi piuttosto che dividerli, però devo dire che questo articolo mi ha fatto capire il punto di vista di mint. Prima in modo scettico pensavo che fosse un modo sia per creare una propria identità che per “fidelizzare” gli utenti (cosa che forse hanno pensato anche alcuni team di altre distro) mentre adesso ho capito il disegno generale che ci sta dietro e (che la cosa piaccia o meno) lo sforzo notevole per dare agli utenti un’ esperienza più graficamente appagante.
    Grazie Dario per la tua chiarezza.

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    • Grazie Marco, tocchi il punto del dilemma delle licenze di riuso: originalità o derivazione. Ricchezza di scelte o eccessiva frammentazione. Un bel tema da sviluppare..

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  3. Ciao Dario…..La faccenda è un pò controversa. In Windows ci sono applicazioni che hanno moltissimi temi già al loro interno, poichè Windows non si presta alla personalizzazione……Mentre al contrario basta vedere quanti desktop ci sono per Linux e quanti temi possono essere applicati. E il bello di Linux è anche la personalizzazione e l’uso dei temi. Ma siccome la comunità Linux è troppo frammentata …. Ubuntu come al solito produce delle librerie che creano applicazioni non compatibili con altre versioni di Linux. Ma siamo sicuri che ciò favorisca gli sviluppatori e invece non tiri acqua al mulino di qualcuno? La cosa bella di Linux sarebbe stata che tutti producano applicazioni che funzionano su tutte le distro, come dovrebbe essere……..Qual’è il problema? Ma a quanto pare qualcuno fa sempre di testa propria, come se non fosse bastata la problematica “snap”…e qualcuno avrebbe potuto dire: ma perchè vi lamentate di snap? E’ solo un formato in più che l’utente potrà utilizzare! E le furbate continuano……….Tra l’altro Gnome non mi è mai piaciuto ed ho sempre utlizzato Cinnamon sia in Mint che in LMDE….

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    • Scusa Giovanni, forse ho frainteso il tuo pensiero, ma cosa c’entra ubuntu con le scelte portate avanti dal team di gnome?

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    • Ciao Giovanni, la penso come te! Conosciamo abbastanza il fenomeno, da ritenere scelta e possibilità di personalizzazione una ricchezza. Quando nello sviluppo sorgono dubbi di protezione o gelosie sulle proprie soluzioni, il software libero perde qualcosa. Apprezzo molto le tue osservazioni e condivido il gusto personale su Cinnamon.

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  4. Ciao Dario.

    Eccellente excursus sui temi trattati da Lefebvre.

    Condivido completamente l’attenzione che il progetto prevede di riservare alla qualità dei flatpak: è fondamentale evitare installazioni di cui non sia certa l’origine agli utenti meno smaliziati. Specificamente il flatpak non ufficiale di Chrome, nonostante la buona reputazione del maintainer, ogni tanto dopo un aggiornamento non funziona correttamente, mentre se si installano i .deb – .rpm nel mio caso – ufficiali non ci sono praticamente mai problemi.

    Al contrario, trovo pretestuosa tutta la parte relativa alle app ed ai desktop environment.

    LM flagship in origine era basata su KDE, poi Gnome 2 ed infine é nato l’autoprodotto Cinnamon, fork di Gnome 3.

    Sia KDE Plasma 6 che Gnome serie 46 l’ultima della serie 40 che ho utilizzato, sono eccellenti DE, entrambi offrono un’esperienza utente estremamente gradevole, coerente e curata, il peso sulle risorse se non si eccede con i fronzoli é intorno al 10-15% inferiore a Cinnamon.

    Il team di Lefebvre non ha la forza di reggere il ritmo di sviluppo di questi progetti, comprensibile date le dimensioni, certamente tuttavia non possono pretendere che gli altri team rallentino o si adattino alle specifiche che loro ritengono più confacenti alle esigenze dei proprio progetto o che altri team modifichino le proprie applicazioni.

    Tempi duri per Lefbvre e Linux Mint: dopo il piano B LMDE per proteggersi da Canonical bisognerà progettare un rivoluzionario e coraggioso piano C per sopravvivere alle decisioni degli sviluppatori di Gnome.

    Per quanto io non abbia mai usato LM se non per brevi test, condivida sempre meno le scelte tecniche di Lefebvre e compagni e raccomandi ai novizi ormai da qualche tempo l’eccellente MX Linux o una delle *buntu al suo posto, mi spiacerebbe assistere ad una crisi di questo progetto che é stato la porta di ingresso nel mondo Linux per tanti novizi.

    Gabriele

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    • Bella disamina e osservazioni Gabriele!
      Citi un paio di miei precedenti articoli e ciò mi lusinga e mi fa ignorare la pretestuosità cui accenni.
      Bene ricordare l’origine di Cinnamon ma spieghiamo che oggi è tutt’altra cosa e di GNOME ha pochissimo e sempre meno.
      Credo che il team di Mint stia facendo un ottimo lavoro su Cinnamon, da quando lo uso quotidianamente. Dopo Mint 19.3 dimenticati i crash. Riscritto da 0 e razionalizzato con la 5.4 e riadattato dopo un anno a nuova versione di muffin, che già da sé rappresenta un ulteriore distacco dal window manager GNOME.
      Altro che tempi duri vedo per Mint e i suoi utenti!
      Le statistiche sul numero di accessi ai siti web ufficiali di utenti Mint (nessuna telemetria di sistema) è strabiliante in generale e per l’utilizzo di LMDE, passato dall’1-2% al 13% in poco più di 3 anni! I proventi da donazioni, citati sempre nel dettaglio, mensilmente e aggregati, sono altrettanto incoraggianti.
      Ho fiducia nel team, per la trasparenza dei processi decisionali, perché è un team con spalle abbastanza larghe per garantire un futuro ai suoi utenti. E trovo un pregio che dietro non ci sia una grande azienda come Red Hat o Canonical e relativi tentativi di imposizione. Che a quanto pare non sono mai subite da Mint.
      Insomma, resta il mio sistema operativo ideale ed è una gioia promuoverne l’utilizzo ad un numero sempre crescente di persone.
      Certo c’è altro che GTK. Io stesso apprezzo molto Plasma e l’evoluzione avuta con la 5 e la 6. Non ho mai apprezzato GNOME malgrado il livello attuale di inte4grazione, gestione di temi e tanto altro di estremamente positivo. Non per politica… non mi ci trovo.
      Anche Budgie e Cosmic desktop sono valide alternative e chissà se il crescente entusiasmo per Rust non porti novità con l’auspicato (anche da me) distacco da Ubuntu e da GNOME.

      Rispondi
  5. Ciao Dario.

    Voglio evitare equivoci: il mio precedente commento, a parte l’apprezzamento iniziale al tuo contenuto, che confermo e rinnovo ora, é tutto riferito alle posizioni di Lefbvre.

    L’aggettivo “pretestuoso” in particolare è riferito alla posizione presa da Lefebvre rispetto alle scelte del team Gnome, che a mio modo di vedere sono assolutamente lecite.

    Ho cambiato idea già due volte su Linux Mint: scartata quando ero un utente novizio, raccomandata ai nuovi utenti per una decina di anni, sconsigliata ai nuovi utenti da qualche tempo a questa parte. Come si usa dire, non c’è due senza tre ed il quarto viene da sé.

    La distribuzione perfetta non esiste, ciascuno trova la propria più affine; inoltre una volta che si ha un po’ di esperienza si può modellare il proprio sistema Linux nel modo che più aggrada utilizzando come base di partenza qualsiasi distro.

    Riguardo al supporto alle distribuzioni da parte entità commerciali sono d’accordo con te che ci sia un condizionamento, tuttavia un supporto economico costante garantisce la continuità del progetto, aspetto che secondo me é fondamentale.

    openSUSE probabilmente non esisterebbe senza il supporto di SUSE, ma devo dire che negli anni in cui sono stato più attivo nel progetto non ho mai subito alcun tipo di pressione: fino a che si rispetta il codice etico del progetto, chi fa una attività é completamente libero di decidere su quella attività.

    Per quanto ne so, anche Fedora funziona allo stesso modo, nonostante benefici del supporto di Red Hat.

    La relazione Canoncial-Ubuntu é un po’ meno libera da condizionamenti, ma ciò dipende dal fatto che Ubuntu é esattamente la stessa distribuzione sia comunitaria sia commerciale, mentre RHEL e Fedora sono differenti, così come lo sono Leap/Tumbleweed e SLE.
    Probabilmente nel caso di Canonical sarebbe più corretto analizzare la relazione con il progetto Debian.

    Gabriele

    Rispondi
    • Si Gabriele avevo capito che pretestuoso fosse il post nelle tue intenzioni. Ascolto con piacere le cose che mi insegni. Non mi crea alcun problema che tu moltiplichi nelle mie pagine la presenza del tuo “non consiglio più Mint” e che ogni limite messo in luce di Mint o altri fenomeni open e tecnici come i tuoi, siano da ponderare con spirito costruttivo. Se però, è tua intenzione insistere per cercare di plasmare le mie opinioni e i messaggi che decido di veicolare, al tuo pensiero, mi spiace. Perché per ora continuo a ritenere Linux Mint suprema alternativa da consigliare a chi volesse valutare di allontanarsi da Microsoft o Apple.

      Edit: Non ti attribuisco questo intento, non fraintedere. Un fenomeno quello che descrivo, che sto attirando sempre più di frequente

      Rispondi
      • Ciao Dario.

        Mi fai arrossire: non ho la pretesa di insegnare nulla a nessuno ne tantomeno a te.

        Confermo: non posto commenti con l’intento di fare cambiare idea a te e alla tua comunità ne su Linux Mint ne su altro, esprimo il mio parere in modo pacato. Se a fronte di qualche tuo contenuto ho reazioni incendiarie, ed è successo, non posto commenti: sono le tue pagine, sono un ospite.

        Gabriele

        Rispondi
  6. Ciao Dario, vorrei aggiungere un’appunto e contemporaneamente rispondere anche Marco. Alcuni punti non mi sono chiari. Che c’entra il team Gnome con Ubuntu? Linux Mint è una sua derivata ma non usa Gnome. O sbaglio? E la libreria “Libadwaita” fornisce il supporto per facilitare la scrittura di applicazioni Gnome, ma funzionano solo su Gnome. E quindi voi dite che su altri desktop funzionano male. Eh…..mi sembra che questo sia il problema……Quindi queste applicazioni devono essere tolte dai sistemi che non usano Gnome perchè i temi non funzionano e potrebbero addirittura dare problemi di visione dell’applicazione stessa. Quindi Libadwaita non è disponibile nativamente sulle vecchie distribuzioni Linux e gli utenti sarebbero costretti a utilizzare i formati flatpak o snap di quella determinata applicazione. E tra l’altro alcune applicazioni in formato Flatpak non mi funzionavano con LMDE poichè ci sono anche altre librerie non compatibili col mio sistema. E quindi, quando posso, installo l’applicazione direttamente in formato “deb” o “rpm” per evitare problemi. Capisco anche che la libreria Libawaita faciliti i programmatori per fare applicazioni che si adattano bene anche per altri dispositivi, come tablet Linux, e-reader o smartphone, ma non mi piace che creino fastidi a chi usa Linux che non utilizza Gnome. Lo so che sarebbe anche assurdo scrivere stesse applicazioni per diversi desktop poichè sono specificatamente progettate per Gnome. Quindi, come ho ribadito nel mio precedente commento, Gnome non mi piace…….perchè sono un fan di Mint o LMDE, ma se il team Gnome vuole usare lo stile Libadwaita perchè ritiene più comodo per esso la progettazionee delle loro applicazioni fregandosene della loro non tematicità, ebbene che facciano pure……..Fermo restando che anche in Windows molte applicazioni a pagamento per renderle più appetibili sono arricchite da molti temi….e mi spiace che linux sminuisca questo aspetto
    Grazie Dario e buona continuazione.

    Rispondi
  7. Ciao Dario e tutti,
    è vero -concordo- l’ambiente gnome è statico ( si dirà: per la maggiore sicurezza) a differenza degli altri; ma questa affermazione mi convince poco.
    Per quanto riguarda le restrizioni: -concordo, nuovamente- vanno nella direzione -come da diverso tempo ripeto- di tradire l’originario mandato di essere tutto libero e finanziato a discrezione e non imponendo la sottoscrizione per far vivere il progetto.
    Quella di Clement Lefebvre è un passettino che auspicavo, ma comunque poco secondo la mia indole.
    Saluti

    Rispondi
  8. Ciao Dario, secondo me Linux Mint diverrà come MXLinux nel giro di 2 anni, ovvero direttamente basata su Debian per non passare più tramite Canonical.
    Da ciò che dice Clem Lmde rimane in forte sviluppo per preparasi ad un passaggio futuro.
    Però devo dire che l’installer Ubiquiti presente sulle Ubuntu based è maggiormente intuitivo e indicato per tutto coloro che sono alle prime armi e non hanno mai avuto a che fare con un’istallazione di una distro linux (target d’utenza inesperta a cui solitamente viene consigliato Mint).
    Se Mint diventasse solo debian based con la sua LDME e non fosse più presente la Ubuntu based, l’installer Calamares (che debian adotta) è a mio parere meno intuitivo per questa fascia d’utenza, perchè spesso si inizia ad avvicinarsi con un dual-boot insieme a Windows e non è presente il comodissimo slider grafico per riservare i GB necessari per l’installazione di fianco a Windows. Inoltre è solo disponibile il DE Cinnamon e mancano XFCE e Mate (che vengono adottati parecchio dall’utenza).

    Per concluderea mio avvioso nella Debian Based ad oggi mancano:
    -un installer per rendere più semplice la creazione di un dual boot in modalità grafica con uno slider per la gestione dei GB
    -i DE xfce e mate
    -il mintupdate dove è possibile gestire kernel, repo, mirror e driver aggiuntivi

    Fammi sapere il tuo parere, un saluto!

    Rispondi
      • Ciao Dario, ho recuperato l’articolo e il video di LMDE6 di cui non ricordavo tutti i dettagli; dunque siamo dello stesso parere sulle attuali mancanze di LMDE che possono spingere un nuofita a preferire la Ubuntu based. Speriamo che introducano il mintupdate ed i DE con le medesime personalizzazioni.
        Un saluto e alla prossima

        Rispondi
        • Si Matteo, Ma il sistema di installazione Ubiquity e la gestione dei driver di Ubuntu sono i suoi fiori all’occhiello. Speriamo sia possibile replicarli. Ciao.

          Rispondi

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