Alternative a prodotti e servizi Google – Pt. 1

Alternative a prodotti e servizi Google. L’invadenza della Big Tech nella tua vita privata comincia a crearti qualche prurito? Ecco una rapida panoramica di prodotti e servizi alternativi a quelli di Google, rispettosi della privacy e per riprendere il controllo delle tue informazioni. Oggi affrontiamo il motore di ricerca, il browser, i servizi email e archiviazione nel cloud.

Alternative a prodotti e servizi Google

Google ne ha fatta di strada da quando ha lanciato il suo motore di ricerca alternativo. Dai servizi email alle mappe, dalle notizie alle traduzioni, dallo shopping al cloud computing. Una suite di programmi nel cloud e la fetta più grossa di telefoni e tablet, la startup di Mountain View ha contribuito a plasmare internet.

A giugno 2024, Alphabet Inc., la società madre di Google, ha un valore di mercato di circa 2200 miliardi di dollari. Questo rappresenta una crescita del 39,67% rispetto all’anno precedente​ (Stock Analysis)​​ (Stock Analysis). Il tasso di crescita annuale negli ultimi 20 anni è vicino al 25%.

Google è un attore chiave nel settore tecnologico americano, contribuendo in maniera significativa attraverso la pubblicità digitale, il cloud computing, e altre innovazioni tecnologiche.

Per l’utente finale tutto o quasi è gratuito. Ma in ragione della sua posizione sempre più dominante, le sue politiche sono talvolta considerate sempre più arroganti. In tempi in cui si parla di sovranità digitale, queste alternative si impongono spesso anche in ambito lavorativo. Nel quale è doveroso rispettare le normative europee sempre più stringenti.

Non basta un articolo. Forse servirebbe una differente iniziativa editoriale più ampia, che ho in mente da tempo. Perché la quantità di argomenti da trattare è amplissima.

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Diamo il via ad una panoramica di possibilità di sfruttare utili servizi alternativi a quelli di Google per limitare le implicazioni sulla privacy. Affrontando, oggi, le alternative al motore di ricerca, al browser, alla posta elettronica e allo spazio cloud.

Il riscontro mi dirà se varrà la pena di proseguire con i tanti altri prodotti e servizi. Non affronterò qui le specificità di Android e le possibili alternative. Le tratterò in altro modo e le ho già in parte affrontate in Smartphone e tablet Linux 2022.

Prima altre fonti per approfondire ulteriormente

Le proposte che vado ad elencare sono limitate e non esauriscono ottime possibilità di trovare alternative a prodotti e servizi Google. Vorrei quindi citare subito alcune interessantissime fonti per approfondire.

tutti italiani, e poi non possono mancare

Alternative al motore di ricerca Google

Avviamo la mia panoramica partendo da alternative al motore di ricerca Google. Ovvio che la comodità dell’integrazione di informazioni geografiche, su attività commerciali o sullo shopping abbiano il loro valore. Tutto dipende da quanto pesa nella bilancia dei tuoi valori tale comodità. Oppure l’interesse a sottrarre al colosso USA informazioni che su di te non saranno mai eliminate.

Di ottime alternative a Google ce ne sono. E alcune che si stanno facendo strada sembrano persino più promettenti oltre che trasparenti. Altri motori vivono di inserzioni pubblicitarie. Ma lo fanno fornendo a tutti gli utenti i medesimi annunci, e non basandosi sulle attività e la successiva profilazione.

Ad alcuni di essi ho già fatto riferimento anche in Sicurezza e privacy di una postazione Linux.

DuckDuckGo

DuckDuckGo logo

Inizio la carrellata con DuckDuckGo per avvisare i suoi utenti perché purtroppo non posso più consigliarne il browser se si tratta di preservare la propria privacy. Il popolare motore di ricerca alternativo a Google è stato fin dall’inizio ispirato da un principio semplice. Quello di garantire all’utente anonimato e privacy durante le ricerche e attività web.

Lo ha sempre fatto non registrando indirizzo IP dell’utente e i dati delle ricerche. E restituendo in forma anonima i risultati provenienti da molteplici motori di ricerca. Tra questi Yahoo!, Wikipedia, Google, il russo Yandex e Bing, il motore di Microsoft. Anche altri motori contribuiscono assieme ai risultati procurati in autonomia da DuckDuckBot, il suo proprio c.d. crawler: un programma che ha lo scopo di navigare in rete alla scoperta di pagine e collegamenti interni ed esterni di siti web.

Ho detto che non consiglio più DuckDuckGo, almeno il browser, perché è stato costretto a cedere, sacrificando in parte gli intenti iniziali. Un articolo pubblicato da ANSA, ma non solo, nel 2022, rivela che sebbene i tracker, i meccanismi per tracciare le attività degli utenti, nel caso specifico quelli di Facebook e Google, vengono rimossi dai risultati del browser di DuckDuckGo, lo stesso non vale per i risultati provenienti dai siti web Microsoft. E questo a causa di un accordo che permette al colosso tecnologico di intercettare indirizzo IP dell’utente di DuckDuckGo per identificarlo e seguirlo nelle attività di navigazione. Il comportamento sarebbe stato riscontrato però solo con le ricerche effettuate dall’omonimo browser ma non specificamente nel motore di ricerca.

Un passo falso che ha però incontrato molto malcontento anche se la direzione del motore cerca di correre ai ripari con chiarimenti e la promessa di migliorare la situazione attuale. Vedremo cosa succederà in futuro. Ma un utente affezionato a DuckDuckGo per il suo scopo dichiarato di garantire privacy e anonimato nelle ricerche, dovrebbe approfondire la questione e forse valutare una delle prossime opzioni anche per il motore di ricerca.

Startpage

logo di StartPage

StartPage è il mio motore di ricerca da diversi anni. Nasce dalle ceneri di Ixquick, il primo motore di ricerca ad ottenere una certificazione ufficiale UE per la privacy garantita ai suoi utenti. In effetti è sempre stato un metamotore: il suo indice include risultati provenienti da diversi motori che sono cambiati nel corso degli anni.

Startpage è un motore tutto europeo il che già di per sé garantirebbe livelli di privacy superiori rispetto a quelli consentiti dalle normative USA dove ormai questa libertà fondamentale dell’individuo è stata sacrificata in ragione della supremazia della sicurezza nazionale.

Startpage collabora e contribuisce a progetti come la Electronic Frontier Foundation, il blog NOYB, acronimo di none of your business, non sono fatti tuoi, il cui presidente onorario è Max Schrems, pioniere della lotta ai trucchi delle big tech che dà il nome alle omonime sentenze della Corte di Giustizia Europea. Le ho citate a proposito della illegalità nell’utilizzo delle statistiche Google Analytics.

Grazie anche alle pagine esplicative del suo funzionamento, che ti consiglio di consultare, scopri molti aspetti interessanti. Il tuo indirizzo IP ed altre informazioni personali non vengono salvati nel primo livello di server. I tuoi termini di ricerca sono quindi trasmessi ad un secondo livello di server che li confronta con i risultati di Google. Per restituirli in forma anonima.

Con StartPage posso passare comandi e opzioni di ricerca avanzate di Google che uso da sempre per raffinare ricerche, conoscere quali e quante pagine sono indicizzate di un sito web, verificare quali contengono un link che rimanda a siti miei o di miei clienti e tante altre.

StartPage offre anche un servizio a pagamento per la gestione di email crittografata ed è un’ottima alternativa al motore di ricerca di Google.

Brave Search

Brave Search

Brave Software, azienda responsabile del rilascio dell’ottimo Brave Browser ha nel suo arsenale anche un motore di ricerca altrettanto rispettoso della privacy degli utenti. La ricerca di Brave oggi fa un vanto della propria indipendenza perché dal 2023 ha smesso di appoggiarsi ad altri motori e restituisce risultati c.d. organici tramite un proprio indice indipendente da ogni Big Tech.

Nessun cookie di tracciamento è inserito nel dispositivo dell’utente che effettua ricerche con Brave Search e questo permette l’anonimato assieme alla garanzia che i dati delle ricerche degli utenti non sono memorizzati da Brave Software. Ovviamente il motore vive di pubblicità, coerenti con i termini di ricerca, ma esse sono presentate all’utente senza alcuna forma di profilazione e tracciamento preventivi.

Brave Search, anche se dispone di un proprio indice, può essere comunque definito un meta-motore, cioè un motore con capacità di ricercare in differenti motori per restituirne in forma anonima i risultati al proprio utente. Lo fa per il tramite dei c.d. bang che prende in prestito da DuckDuckGo che è divenuto assai popolare anche per questa caratteristica.

In pratica basta anteporre ai termini di ricerca un bang, composto da un punto esclamativo seguito da una o più lettere, per cercare all’interno di altri motori e siti web. !w per cercare solo su wikipedia, !gi per cercare nelle immagini di Google, !b per Bing con una lista di bang che supera le 12.000 possibilità.

Alternative a Google Chrome

Passiamo ai browser alternativi a Google Chrome. Ho già pubblicato un approfondimento sui browser alternativi per Linux di cui ti invito a prendere visione per approfondire diverse proposte. Tutto ciò che non è Firefox è per lo più basato su Chromium, la base di codice sorgente open-source su cui Google cuce le specificità del browser proprietario Chrome e closed-source.

Per queste ragioni qualcuno sostiene che l’impronta di Google su Chromium, contribuisca comunque al suo monopolio. E che quindi l’unica vera alternativa per un futuro del web non plasmato esclusivamente dal colosso di Mountain View, possa solo essere Firefox.

D’altra parte, il browser di Mozilla, negli ultimi circa 15 anni ha perso una importante fetta di mercato costituita da oltre 60 milioni di utenti e si attesta oggi al 2,75% del mercato globale. Tenuta praticamente in vita proprio da Google con cui ha un accordo dal 2021 per impostare il motore di ricerca di Firefox. E proprio Google contribuisce a circa l’85% delle entrate di Mozilla con oltre 500 milioni dollari annui.

Cifra che per impostare un motore di ricerca in un browser utilizzato su meno di 3 dispositivi ogni 100 appare alquanto ingiustificata a livello finanziario e forse più orientata a mantenere in vita Mozilla e Firefox per garantirsi l’esistenza di un concorrente fantasma a limitare rischi di azioni a tutela della concorrenza contro il monopolio di fatto.

Insomma c’è una vera alternativa a Google Chrome? Ecco quello che si può tentare sperando che lo sia.

Brave Browser

Icona di Brave

Brave sta diventando sempre più popolare. Oltre ad integrare un sistema per il blocco di pubblicità invadenti, fa un passo in più consentendo di supportare i siti web preferiti attraverso il suo originale programma Rewards program. Sei invitato a tollerare pubblicità in cambio di ricompense nella cripto-valuta BAT appositamente realizzata. Si possono così sostenere i creatori di contenuti devolvendo loro parte delle cifre raccolte, consentendo loro di guadagnare pur avendo garanzia che i tuoi dati personali non sono tracciati per profilare gli annunci.

Brave ha un approccio singolare alla privacy perché blocca tutte le pubblicità che identificano l’utente durante la navigazione. Inoltre gestisce automaticamente le preferenze sui cookies all’ingresso in un sito, selezionando l’opzione di rifiutarli tutti!

Clicca lo scudo a forma di leone nella barra dell’indirizzo per avere un resoconto dei blocchi attivi nella pagina.

Caratteristiche che si possono spesso aggiungere al proprio browser scaricando apposite estensioni. Cosa che di per sé limita la privacy perché ogni sviluppatore di un’estensione può ricevere informazioni sui siti che visiti.

Brave è open-source, basato su Chromium e supporta quindi la maggior parte delle estensioni per Chrome web store. Ma le sue caratteristiche aggiuntive per la privacy, ne fanno il browser con la migliore protezione nativa contro le pubblicità aggressive. Probabilmente, con le dovute capacità, altri browser tra cui Firefox possono essere configurati in modo persino più sicuro, ma Brave funziona alla grande senza interventi successivi il che lo rende più adatto ad un inesperto. Prova ne è che utilizzando Brave anche nello smartphone Android per vedere video YouTube, saranno automaticamente bloccate tutte le pubblicità.

Il sistema preattivato per il blocco di pubblicità può essere impostato in modo più aggressivo, per bloccare tutte le pubblicità anche di prima parte e non solo quelle che contengono annunci di terze parti. Insomma, fai una ricerca su Google o Bing con Brave impostato in questo modo e saranno bloccati anche i cookie e pubblicità di provenienza diretta Google e Microsoft.

Brave integra inoltre una connessione Tor per il massimo della privacy durante la navigazione, una ricerca automatica di versioni salvate nella Wayback Machine di internet.org in caso di errore 404 e supporto persino il protocollo torrent per scaricare ad esempio video da PeerTube permettendo ad altri utenti di visualizzarli.

Brave risulta tra i browser più sicuri e performanti anche con meccanismi di test automatici. Il suo sviluppatore e amministratore delegato è Brendan Eich. Personaggio noto per aver contribuito allo sviluppo del linguaggio web Javascript e per essere stato amministratore delegato di Mozilla.

Firefox

Logo di Firefox

In principio fu Netscape, basato sul codice del primo browser non testuale Mosaic. Poi l’avanzata di Internet Explorer indusse proprio Netscape Communications ad aprire il codice sorgente del suo browser. E possiamo dire che quello fu il primo passo per la trasformazione che portò al rilascio del browser open-source Firefox all’inizio dell’era Mozilla.

L’ascesa di Firefox nella guerra tra browser ha consentito a Mozilla di raggiungere in pochi anni, quasi un computer su tre tra il 2009 ed il 2010. Periodo oltre il quale è inizio un progressivo declino che porta oggi il browser ad una quota di mercato di poco superiore al 2,5%.

Complice della crescita di Firefox è stata sicuramente anche l’estensibilità di funzioni integrabili scaricando plugin dal sito addons.mozilla.org.

Firefox ha fatto notevoli passi avanti quanto a implementazioni native di sicurezza e privacy perché integra un meccanismo per bloccare l’accesso a siti web non dotati di connessione sicura e nuove impostazioni di protezione anti tracciamento.

Smorzano inoltre l’entusiasmo della forma aperta del suo codice, le metriche di utilizzo raccolte da Mozilla, il ritardo accumulato sui dispositivi mobili che da tempo hanno superato i computer nella fruizione di contenuti web e la sua dipendenza economica da Google che versa nelle casse di Mozilla circa mezzo miliardo di dollari all’anno in cambio dell’impostazione predefinita nel browser del proprio motore di ricerca.

LibreWolf

Poi c’è LibreWolf tra le alternative a Google Chrome. Un browser web open-source giovanissimo basato sull’ultima versione di Mozilla Firefox. Il suo team rilascia questa versione “corazzata” con uno specifico focus su sicurezza, privacy e libertà. Sono apportate migliorie a livello di sicurezza e soprattutto sono eliminati dal codice di Mozilla tutte le funzioni di raccolta dati, tracciamento di attività e c.d. fingerprinting.

Persino il meccanismo di salvataggio automatico delle password è disattivato per impostazione predefinita. Il team di LibreWolf ritiene questa una maggiore cautela per la sicurezza dei propri dati ed invita ad adoperare ad un password manager. A ciò si aggiunge il fatto che cookie e cronologia sono automaticamente svuotate alla chiusura del browser.

LibreWolf include per impostazione predefinita l’estensione uBlock Origin, il celebre ad-blocker open-source che sta facendo dannare i network pubblicitari come quello AdSense di Google.

Navigazione quindi priva di noiose distrazioni per impostazione predefinita. E soprattutto un livello di privacy superiore per il blocco automatico di cookies intersito.

L’interfaccia di LibreWolf è identica a quella di Firefox e azzera qualunque necessità di ambientarsi. LibreWolf è rilasciato molto tempestivamente non appena una nuova versione di Firefox viene rilasciata. E ciò in modo da limitare le implicazioni sulla sicurezza dovute alla pubblicazione dei problemi risolti da ogni nuovo rilascio.

LibreWolf è un progetto portato avanti da una comunità di sviluppatori che dice di non accettare nemmeno donazioni per non creare dipendenze da sponsor che potrebbero pilotare lo sviluppo successivo. E soprattutto per evitare aspettative di remunerazione negli sviluppatori che contribuiscono al progetto.

Il sito privacytests.org mostra che ad oggi Brave, Tor Browser e LibreWolf sono i browser con i più alti standard di privacy e sicurezza predefiniti.

Alternative a GMail

Non si può parlare di alternative a prodotti e servizi Google senza prendere in considerazione le possibili alternative a GMail. Il servizio email di Google, gratuito per gli utenti, è uno dei principali veicoli di profilazione e delle pubblicità di cui il colosso di Mountain View vive.

Ma Google e almeno un altra decina di colossi tecnologici ormai sanno dove vivi, cosa cerchi, con chi parli, cosa compri, quanto dormi, come stai e non mi stupirebbe se fossero già in grado di indovinare anche cosa pensi.

E non è detto che la gratuita di un servizio così delicato si sposi sempre con la privacy. Vediamo alcune alternative che meriterebbe valutare per sottrarre agli occhi indiscreti di Google le proprie comunicazioni digitali più tradizionali.

Infomaniak Mail

Avvio la carrellata di alternative a GMail con il servizio Mail gratuito di Infomaniak, provider di servizi di hosting, cloud computing e strumenti collaborativi che ha sede e datacenter ubicati esclusivamente in Svizzera. Ciò significa in primo luogo che i dati personali degli utenti sono trattati con il massimo rispetto per la privacy che ci si possa attendere in ossequio alla legislazione svizzera e alle normative europee sul tema come il famigerato GDPR.

Oltre a fornire un servizio email professionale, a pagamento, collegato all’adozione di un nome a dominio personalizzato, Infomaniak, offre anche una soluzione gratuita per sempre che compete con quella di GMail.

Bastano pochi passaggi per completare l’attivazione di una casella che dispone attualmente di 20 GB di spazio di archiviazione. L’offerta include un accesso a kDrive con 15 GB di spazio per archiviare foto e collaborare online su documenti Word, Excel e PowerPoint. Per un totale quindi di 35 GB che per un servizio gratuito sono di tutto rispetto.

Dopo avere creato il tuo indirizzo, una procedura guidata ti consente di sincronizzare e-mail, contatti e appuntamenti sullo smartphone con Infomaniak Mail o altra applicazione di posta.

I servizi di Infomaniak meritano attenzione per chi sia particolarmente attento alla riservatezza dei propri dati. L’amministratore delegato Marc Oehler comunica che “Il nostro modello di impresa è proteggere i dati, non venderli. I dati personali non vengono né analizzati, né venduti a terzi. I nostri servizi gratuiti vengono finanziati con quelli a pagamento. Sviluppiamo ecosistemi propri per non dover mai scendere a compromessi con i nostri valori“.

Proton Mail

Anche Proton Mail è una valida alternativa a GMail. Anche in questo caso abbiamo a che fare con una realtà con sede, datacenter e quindi dati trattati esclusivamente sul suolo svizzero.

Nasce nel 2014 su iniziativa di un gruppo di scienziati incontratisi al CERN, decisi a mettere in piedi servizi in cui la privacy fosse requisito di partenza.

Uno dei pregi fondamentali del servizio Proton Mail è quello relativo al fatto che le email sono crittografate end-to-end come si dice in gergo. Ovvero transitano in codice su internet, con una chiave di decifrazione in possesso solo del mittente e del destinatario. Questo garantisce che nessun altro possa verificarne il contenuto anche se i dati vengono in qualche modo intercettati durante il percorso.

Un altro punto a favore di Proton Mail è la possibilità di ottenere caselle di posta con nomi a domini .onion, specifici della rete TOR che garantiscono quindi il massimo livello possibile di privacy e anonimato nella gestione delle proprie comunicazioni.

Rispetto però al servizio gratuito di Infomaniak, le email gratuite di Proton Mail hanno alcuni limiti non da poco. Anzitutto lo spazio disponibile è ridotto ad 1 GB oltre il quale è indispensabile passare ad un servizio a pagamento al costo minimo di 48€ annui.

Inoltre Proton mail non offre per i propri servizi i protocolli POP3 e IMAP. Le app per dispositivi mobili poi, ad oggi, sono prive di caratteristiche fondamentali quali la ricerca nel testo delle mail.

In passato il servizio gratuito legato alle caselle protonmail.com ha prestato il fianco ad abusi e spam anonimo. Diversi provider hanno adottato la contromisura di inserire il dominio nelle proprie blacklist. E per questa ragione Proton stessa richiede l’indicazione del proprio numero di cellulare per attivare un account. Differente è il discorso per le caselle a pagamento sul dominio pm.me che non richiedono l’identificazione personale per l’attivazione dell’account e non rischiano di non essere recapitate.

Tuta Mail

principi cardine del servizio offerto da Tuta Mail sono i medesimi di Proton Mail. Le comunicazioni email sono crittografate, ma lo sono anche calendario, contatti e file sincronizzati con i server in Germania. Per attivare un account gratuito di Tuta Mail, non sono neppure richiesti dati personali.

Puoi usare il tuo account via web ma oltre alle app per Android e iOS, sono disponibili anche versioni desktop per Windows e MacOS. Sempre gratuite.

Come per Proton Mail, l’account gratuito dispone di 1 GB di spazio ed è limitato. A differenza di Proton Mail, però le formule a pagamento per i servizi aggiuntivi sono più articolate. Prevedono differenti tipi di account, per uso personale e commerciale, a partire da € 3 mensili se versati annualmente e qualche spicciolo in più per i pagamenti mensili.

Il team di Tuta tiene a specificare che amano l’open source. Tutti i client email sono open source anche se l’infrastruttura è proprietaria. E che mentre altri fornitori di email si affidano a servizi closed-source per captcha, notifiche push, client desktop e analisi, loro hanno costruito in autonomia le soluzioni per questi compiti, rendendo Tuta il miglior servizio email open source in assoluto.

L’offerta di servizi è molto variegata e può essere personalizzata in base a esigenze di spazio (fino a 500 GB!), di indirizzi alias, di altri servizi come quelli di condivisione sicura di dati ed eventi di calendario. È anche previsto un servizio che consente di integrare nel tuo sito web un modulo di contatto che si collega direttamente ai server Tuta e tramite cui i tuoi utenti possono inviarti mail crittografate.

Alternative a Google Drive

Perché cercare alternative a Google Drive? È comodissimo, se hai un telefono Android devi avere un account GMail e ce lo hai già pronto. E per giunta tutte le foto sono caricate automaticamente su questo spazio e non puoi perderle.

La risposta è una: perché tutti questi dati finiscono negli Stati Uniti, saranno analizzati e non saranno mai eliminati. A meno che non utilizzi un meccanismo di backup crittografato come quello di Cryptomator e li carichi su Google Drive solo in formato già messo in sicurezza. Ne ho parlato a proposito di I migliori programmi per backup in Linux.

Ma per andare sul semplice vediamo quali soluzioni di archiviazione cloud alternative a Google Drive possiamo trovare che permettano di avere un minimo di tranquillità

Proton Drive

Tra i prodotti della svizzera Proton c’è Drive, un servizio di archiviazione nel cloud che fa della crittografia end-to-end la sua caratteristica di maggiore spicco. Sia a riposo che in transito sulla rete, i dati sono completamente indecifrabili se non passando attraverso le app gratuite per Windows e MacOS e da un paio di mesi anche per dispositivi mobili Android e iOS. È attualmente in fase beta un backend per desktop Linux tramite RClone.

Oltre al fatto che i dati sono archiviati esclusivamente sul suolo svizzero, questo consente di archiviare ad esempio copie di documenti di identità o referti di visite mediche con la certezza che non potranno essere spiati.

Se si tratta di condividere cartelle e documenti, Proton permette di creare apposite password e di impostare una scadenza per i link di condivisione.

Il servizio gratuito consente di sfruttare un massimo di 5 GB ma gode di tutte le caratteristiche di sicurezza dei servizi a pagamento. È possibile attivare Proton Drive nella forma gratuita anche senza aver creato un account Proton ma solo con un indirizzo email esistente.

I servizi a pagamento prevedono attualmente uno spazio di 200 GB per una cifra di poco superiore a 4 € al mese. I tagli superiori consentono di raggiungere i 3 TB di spazio e includono tutti i servizi a pagamento di Proton con tariffe tra i 10 e i 24 € mensili.

NextCloud

NextCloud è una soluzione open-source e gratuita completa per la creazione e l’utilizzo di servizi di memorizzazione, sincronizzazione e condivisone online. Completa nel senso anzitutto che comprende sia la parte server che la parte client con applicazioni desktop e mobili per qualunque sistema operativo, Linux e FreeBSD compresi.

I file caricati dal client sono crittografati durante il caricamento nel server. Le possibilità di integrazione di OnlyOffice o LibreOffice e la videoconferenza estesa ne fanno un antagonista diretto non solo di Google Drive con i suoi Docs e Meet ma anche delle soluzioni Microsoft 365.

NextCloud è una soluzione modulare, nel senso che, tramite appositi plugin può essere estesa a livello di funzionalità con caratteristiche come sincronizzazione di calendari, rubriche di contatti, streaming multimediale, integrazione con Dropbox, Google Drive o Amazon S3 e tantissime altre. Hanno persino già inserito un assistente IA locale privato. Tutto questo grazie anche ad un App Store che contiene al momento oltre 200 estensioni.

Puoi scaricare il server NextCloud e farlo girare anche su Raspberry o PC dalle caratteristiche limitate. Sono disponibili anche immagini Docker e VirtualBox per provarlo in una macchina virtuale. Se invece la soluzione autogestita non fa per la tua azienda puoi anzitutto ricorrere ad uno dei partner suggeriti per soluzioni e assistenza a pagamento.

Per le soluzioni private ci sono provider selezionati che ti permetteranno di attivare un account in hosting con un piano gratuito da 2 fino a 8 GB. E poi di accedere a soluzioni a pagamento per ampliare lo spazio.

Infomaniak kDrive


kDrive consente di effettuare il backup di documenti e foto e collaborare su documenti in piena sicurezza. Ed è quindi un’ottima alternativa a Google Drive se si è interessati alla privacy. Anche perché, come gli altri prodotti Infomaniak, kDrive è esclusivamente sviluppato e ubicato in Svizzera.

I dati su kDrive vengono replicati su tre differenti supporti e sono sottoposti alle leggi svizzere sulla protezione dei dati personali.

L’offerta gratuita include un accesso a kDrive con 15 GB di spazio per archiviare foto e collaborare online su documenti Word, Excel e PowerPoint. Difficile da battere per un servizio gratuito che non rivende e neppure analizza i tuoi dati.

C’è anche un’opzione a pagamento, attualmente a circa 5 € al mese, che permette di avere 2 TB di spazio. Se acquisti immediatamente il servizio per un periodo di uno o due anni, il costo mensile si riduce sensibilmente.

Se necessario, lo spazio di archiviazione può essere aumentato fino a 106 TB in qualsiasi momento per poter ospitare un volume di file maggiore ma solo con le opzioni Team e Pro.

KDrive, contro Google Drive ha anche il vantaggio di non trasferire dati oltreoceano e di essere sottoposto alla rigorosa legislazione svizzera sulla privacy. Mentre il Privacy Act statunitense ha definitivamente cancellato la privacy dai dritti fondamentali della persona, consentendo all’FBI di ottenere dai provider qualunque informazione senza nemmeno un mandato. C’è un bel po’ di differenza!

Conclusioni sulle alternative ai prodotti e servizi Google

Abbiamo visto una serie, tutt’altro che esaustiva e completa ma spero di aiuto, di alternative al motore di ricerca di Google, a Chrome, a GMail e a Google Drive. Non ci sono solo esigenze del privato cittadino sensibile sul tema della privacy, della riservatezza di propri dati e informazioni contro la sistematica raccolta e analisi da parte di Google quanto di altre Big Tech.

Il tema è quello che sentiamo chiamare “sovranità digitale”, sempre più di rilievo anche per aziende e persino per il settore pubblico. E fa riferimento alla necessità di riprendere il controllo dei propri dati e della propria vita digitale, per semplificare il rispetto di misure imposte dalle normative nazionali ed europee.

Ed è un tema ancora più sensibile con la recente esplosione dei modelli di intelligenza artificiale cui sono date in pasto, e molti danno spontaneamente in pasto, preziose informazioni personali non coperte da alcuna garanzia sul loro trattamento ed il loro destino.

La rassegnazione alla fine della privacy come diritto fondamentale della persona è forse d’obbligo negli Stati Uniti e altrove, dove diciamo ipocritamente che non ci siano diritti civili pari a quelli garantiti nel mondo occidentale. Ma perlomeno in Europa normative come il GDPR, il Digital Markets Acts e la recentissima legge sull’IA, dimostrano che il vecchio mondo non ci sta e cerca correttivi. Speriamo che non siano fittizi e servano a qualcosa.

Grazie per la lettura. Se credi che altre persone dovrebbero valutare l’abbandono dei servizi e prodotti Google, segnala loro questo articolo o il video su YouTube.

Diffondi la conoscenza!

21 commenti su “Alternative a prodotti e servizi Google – Pt. 1”

  1. Ottima recensione, interessante e ben fatta. Complimenti!
    Anch’io sono passato da Google a Infomaniak soprattutto per il servizio cloud.
    Quello che ho trovato molto interessante è stata la possibilità di poter effetture la sincronizzazione selettiva delle cartelle funzionante in qualsiasi ambiente desktop, ad esempio è sufficiente creare le cartelle “Scrivania” e “Documenti” all’interno di kDrive on line e impostare la sincronizzazione delle omonime cartelle su Mac, Windows e Linux, avendo così ben 3 dispositivi “gemelli” indipendentemente dal sistema operativo installato, dispositivi mobili compresi, sia iOS che Android. Google drive mi permetteva si di scegliere una cartella specifica presente sul mio dispositivo, ma faceva solo il backup ed era impossibile sincronizzarla con altro computer.
    Alla prossima! Ciao.

    Rispondi
    • Ciao Michele, interessante il tuo stratagemma! Grazie per la segnalazione e per il feedback su kDrive che riporterò!

      Rispondi
  2. Salve, vorrei rendere noto che il motore di ricerca DuckDuckGo è interamente finanziato dal quel CRIMINALE di G. Soros
    non va preso in cosiderazione,è solo un motore di ricerca spia.

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  3. Come browser uso Brave. Come motore di ricerca principale DDG, per le mappe Google è ancora il migliore, per le immagini Brave Search. Per i DNS: dnszero (DoH) .

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  4. Splendido articolo di grande utilità pratica.
    A me però interesserebbe di più un software locale che consentisse la gestione unificata e la criptazione dei dati inviati per i vari servizi di cloud (gdrive, onedrive, mega, box, etc…). Sempre se esiste.

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  5. Va beh, dato che non ho piu accesso a YouTube commento qui, io man mano sto trasferendo ed eliminando tutto quello che è google…il prossimo è Microsoft, sopratutto dopo la cappella di ieri che mi ha inchiodato pure la mia app bancaria.
    Io avevo provato proton mail all’inizio, ma avendo poco spazio gratuito è durato poco…ora sto provando InfoManiak e promette molto bene, anche perché sembra che abbia altri servizi oltre alla mail molto interessanti

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    • Ah! Dici sul lavoro che ti hanno bloccato l’accesso a YT? Beh diciamo onestamente che la differenza tra i due sta nel fatto che Infomaniak non prevede cifratura e quindi è assai competitiva con tantissimi altri provider quanto a spazio fornito gratuitamente e con le soluzioni a pagamento.

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    • Interessantissimo, grazie. Tanti nuovi spunti. E anche ingiustificatamente malizioso. Però nessuno ha copiato nessuno perché il video che ho pubblicato il 15 è evidente che non l’ho preparato il 15 stesso e era pronto prima della pubblicazione del primo articolo di Marco.

      Rispondi
  6. Ciao Dario, grazie delle dritte.
    Riguardo DuckDuckGo ( al quale sono molto affezionato) mi sono letto gli articoli ed emerge sempre che la problematica riguarderebbe il browser e non il motore di ricerca.
    ho provato il browser su windows e non mi aveva convinto soprattutto perchè un browser che si predilige orientato sulla privacy non può essere in alcun modo basato su Windows WebView2 , e probabilmente il nodo sta proprio li, utilizzando una libreria microsoft è impossibilitata a bloccare il tracciamento da parte della stessa.
    Sicuramente creare un browser fork (come tor browser basato su firefox ESR) sarebbe stata una scelta migliore
    Riguardo i browser ancora rimango legato a firefox, sto provando Brave, ma a riguardo (non ho trovato riscontro su internet) mi ricordo di averlo usato anni fa su android ma di averlo disinstallato perchè era stato scoperto che vendesse i dati degli utenti; è lo stesso browser o magari il nuovo ceo ha preso il vecchio browser e l’ha ridisegnato completamente?
    Grazie e scusa la lungaggine

    Rispondi
    • Ciao e grazie a te! In effetti le notizie che ho riportato parlando del solo browser!
      Di Brave ho sentito di uno svarione con un link ad un sito che veniva autocompletato con un link in affiliazione, ma non altro. Il CEO non è cambiato, è sempre Eich che ha fondato l’azienda.
      Corro a rettificare l’articolo! Grazie.

      Rispondi
      • Grazie a te per la tua disponibilità
        Per quanto riguarda DuckDuckGo ovviamente restiamo tutti con gli occhi bene aperti e , spero di sbagliarmi, sembra che le big tech vogliano metter mano al tutto ciò che riguarda il software libero e la privacy.
        un saluto

        Rispondi
        • Sempre vigili! Sarà difficile arrivare alla maggioranza di utenti inconsapevoli, ma confido sul fatto che ci saranno sempre alternative percorribili che proveremo a diffondere. Ciao.

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  7. Segnalo che ‘Ubuntu Pack 24.04 LTS’ (creato da Ualinux) è diponibile con d.e. KIDE, likewin, cinnamon, mate, budgie, gnome, xfce, lxqt, unity. Interessante il fatto che Firefox browser e Thunderbird email client non sono pacchetti snap. Lingue base russo, ucraino e inglese; il supporto alla lingua italiana è disponibile ma va scaricato dalla rete.

    Rispondi
  8. Premesso che non sono un esperto, degooglizzare mi trova totalmente d’accordo. Non è facile ne’ rapido, ma ci provo.
    Ti ringrazio per l’info su infomaniak.
    Vorrei un tuo parere sul browser SRWare Iron, e anche, se possibile, su Yandex browser e mail.
    Grazie.

    Rispondi
    • Ciao. Non conosco il browser Iron e prendo nota. Quanto ai servizi Yandex so che sono ottimi. Io ho provato le statistiche di accesso qui per il blog. Ma sono totalmente incompatibili con le norme sulla privacy europee e molto molto aggressive in questo senso. Non so dire se il browser e i servizi mail soffrano delle stesse problematiche.

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